REDAZIONE PISTOIA

Processo ai due caporali . La testimonianza in aula

L’indagine nel 2023: nei guai padre e figlio. Il racconto su contratti e lavoro

L’indagine partita nel 2023

L’indagine partita nel 2023

È ripreso ieri pomeriggio nell’aula collegiale del tribunale di Pistoia il processo per la maxi indagine sul caporalato nelle aziende agricole della Toscana. Sul banco degli imputati padre e figlio pakistani, Mushtaq Ahmad, 52 anni, e il figlio Sharaz Ahmad, difesi dall’avvocato Pamela Bonaiuti del foro di Prato. L’accusa per entrambi è di associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza. L’indagine che è stata diretta dal sostituto procuratore Claudio Curreli, è partita nel 2023, quando una pattuglia dei carabinieri di Prato, durante un normale controllo, aveva fermato una macchina di

braccianti agricoli extracomunitari tra cui uno degli indagati, che era alla guida. Da quel momento sono iniziati i controlli: al lavoro il Nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro di Prato, insieme ai carabinieri di Pistoia e di Prato e al personale del Gruppo Tutela di Roma, che

hanno smantellato l’organizzazione. Almeno cinquanta i braccianti stranieri sfruttati e mandati a lavorare anche dieci ore al giorno nelle aziende agricole di Pistoia,

Prato, Firenze, Arezzo e Siena,

per una paga di appena 6 euro

l’ora. Per reclutarli, i caporali

avrebbero "pescato" anche dai

centri di accoglienza, tra Firenze e Pistoia. Quindici gli operai che si sono costituiti parti civili, così come la Cgil e l’associazione "Altro diritto", rappresentati dagli avvocati Raffaella Tucci di Firenze e Andrea Ronchi di Bologna. Ieri è stato al lungo ascoltato un operaio dipendente di un’azienda agricola di Arezzo, proprietaria di uno dei campi dove gli operai reclutati erano stati mandati a lavorare. Il dipendente ha riferito che agli operai veniva fornita acqua ma che non c’erano i bagni attrezzati nei campi. L’operaio ha anche spiegato che in alcuni casi aveva notato che i nomi sui cartellini identificativi dei braccianti non corrispondevano alle identità date in precedenza. I contratti però sarebbero stati regolari, secondo i modelli Unilav. Il processo riprende il 19 marzo, davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Billet: in quella data saranno ascoltati alcuni dei braccianti che si sono costituiti parti civili.

M.V.