
Franco Ballerini morì il 7 febbraio del 2010 a Casalvento
Pistoia, 13 maggio 2017 - Nessun colpevole per la morte di Franco Ballerini. Nessuna negligenza nè da parte dell’organizzatore della gara di rally, nè da parte del presidente e dell’esecutivo Aci-Csai che poche settimane prima della tragedia, avvenuta il 7 febbraio del 2010 a Casalvento, aveva reso obbligatorio, anche per il rally, oltre che per la Formula 1, l’uso del collare Hans, un dispositivo di sicurezza in grado di bloccare testa e collo del pilota al sedile della macchina.
Nel primo pomeriggio di venerdì, la Corte d’Appello di Firenze ha confermato la sentenza di primo grado che fu emessa il 17 luglio del 2015 dal giudice del tribunale di Pistoia Alessandro Buzzegoli, in rito abbreviato, e che aveva assolto, con formula piena, perchè il fatto non costituisce reato, gli otto imputati per omicidio colposo.
Contro quella sentenza il pubblico ministero Luigi Boccia, che aveva diretto le indagini, aveva presentato appello. Per l’accusa, in sintesi, il percorso della gara (e quindi il fossetto e il muro di cinta dove l’auto si schiantò), non erano stati ben segnalati e il collare Hans, che il ct della Nazionale di ciclismo non aveva indossato correttamente, era diventato letale per lui che, secondo l’accusa, non era stato correttamente informato, nè formato, sull’uso di quel dispositivo di sicurezza. Il pm aveva chiesto, nel suo ricorso in appello, le stesse pene che furono già richieste al giudice di primo grado: un anno e sei mesi per Heinen e sei mesi per gli altri sette imputati.
Un appello che, dopo vari rinvii, è stato discusso ieri mattina. Il procuratore generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado e la sentenza è arrivata nel primo pomeriggio di ieri.
I giudici hanno assolto il presidente federale della Csai, Angelo Sticchi Damiani, di Lecce e con lui i sei componenti dell’esecutivo dell’Aci-Csai (Mario Colelli, di Brindisi, Innocenzo De Sanctis, di Rieti, Raffaele Gianmaria, di Civitavecchia, Bruno Longoni, di Carate Brianza, Oronzo Pezzolla, di Fasano e Adriano Baso, di Verona), e l’organizzatore della corsa, Riccardo Heinen, titolare della Promogip di Montecatini.
«Sono molto soddisfatta – fa sapere l’avvocato Francesca Vanni di Pistoia, che difendeva Heinen – perchè l’appello, nei confronti del mio cliente, era stato inaspettato dopo una sentenza molto curata, di 24 pagine, emessa dopo aver sviscerato tutti gli aspetti. Siamo stati in tensione per altri due anni. Ora, finalmente, un sospiro di sollievo in attesa di conoscere le motivazioni».
«Siamo contentissimi – è il commento dell’avvocato Riccardo Giannuzzi del foro di Lecce, che difendeva Sticchi Damiani e l’esecutivo Aci-Csai – quella di primo grado era una sentenza fatta bene. L’introduzione del collare Hans era stata accurata e studiata a livello mondiale e recepita da ogni paese. E l’Italia l’aveva recepita dopo una serie di commissioni e sottocommissioni. Non si può dire che non fu insegnato l’uso del collare a Ballerini. L’Hans, così come è emerso, ha preservato comunque il rachide cervicale. Ovvio che indossando le cinture “lasche“ come si dice in gergo, ovvero larghe, come avvenne, tutto può accadere. Noi non abbiamo mai avuto paura del confronto e noi abbiamo chiesto l’incidente probatorio. Continuiamo a usare il collare Hans e sempre lo useremo. Non si può condannare chi ha adottato una misura di sicurezza. E’ stato dato pregio a una sentenza scritta bene, giusto valore a un provvedimento preso dalla Csai». La moglie di Franco Ballerini, Sabrina Ricasoli, ha atteso in silenzio e lungamente la sentenza d’appello. Ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione.
lucia agati