Pronto alla piazza. Mancuso si confessa: "Suonare è terapeutico. Mi fa bene e mi aiuta"

Matteo, figlio del grande chitarrista e produttore, sul palco il 12 luglio "Mio padre Vincenzo? È molto esigente e non mi risparmia critiche, ma è bravo a non far pesare il suo talento e la sua esperienza" .

Pronto alla piazza. Mancuso si confessa: "Suonare è terapeutico. Mi fa bene e mi aiuta"

Pronto alla piazza. Mancuso si confessa: "Suonare è terapeutico. Mi fa bene e mi aiuta"

PISTOIA

E’ uno dei giovani chitarristi più conosciuti del panorama italiano Matteo Mancuso. Classe 1996, palermitano, figlio del grande chitarrista e produttore Vincenzo, sarà sul palco del Pistoia Blues Festival il 12 luglio insieme a Mark Lettieri. Mancuso, come nasce la tappa pistoiese del vostro spettacolo?

"E’ un’idea che arriva da lontano: già l’anno scorso parlai di questa possibilità con l’amico Bruno Bacci ed ero entusiasta. Quest’anno, poi, c’è stata la possibilità di inserire la data di Pistoia nel tour estivo che è già partito e che mi porterà in Italia e all’estero".

Un palco importante quello di piazza del Duomo.

"Altroché. Direi una bugia se negassi di sentire il peso di questa data e di questa manifestazione. Un po’ di tensione c’è, ma sono comunque tranquillo perché il Pistoia Blues Festival negli anni ha dimostrato la capacità di essere trasversale e abbracciare tanti generi diversi".

E la trasversalità è anche un po’ il suo marchio di fabbrica…

"Sì. Cerco sempre di spaziare tra i vari generi e di non legarmi mai a doppio filo con niente. E così dopo l’estate, quando mi metterò a scrivere i brani per il mio secondo album, la cosa più importante sarà capire quale genere ‘inseguire’ per questo nuovo lavoro".

Il primo album ‘The Journey’ com’è andato?

"Molto bene: è uscito nel luglio dell’anno scorso e ha indicato il percorso musicale di un giovane, nello specifico io, che assorbe, interpreta ed elabora ciò che lo ha appassionato. I brani di questo album sono un tributo alle mie radici, agli artisti e ai generi che hanno avuto un impatto enorme sulla mia musica".

Quanto le pesa essere figlio di Vincenzo Mancuso?

"La figura di mio padre pesa molto sulle mie esperienze, la mia musica e il mio modo di scrivere e suonare. Ma lo fa nel senso positivo del termine. Lui è molto esigente e non mi risparmia critiche, ma allo stesso tempo è altrettanto bravo a non far pesare il suo talento e la sua esperienza. Le sue critiche, dunque, sono sempre costruttive ed è una delle persone che ascolto di più, uno dei colleghi i cui pareri mi interessano maggiormente".

Suonare per lei è?

"Terapeutico. Mi aiuta, mi fa bene. E spero che queste sensazioni passino anche a chi mi ascolta".

Ventotto anni: è dentro fino al collo nella generazione cresciuta con i social. Qual è il suo rapporto con questi ‘strumenti’?

"Non sono un grande utilizzatore".

Sarà, ma il suo profilo Instagram ha oltre 250mila follower, il canale YouTube più di 230mila iscritti. Come se lo spiega?

"Diciamo che ho fatto mio il modo di dire ‘Quality over quantity’. Quindi cerco di mettere contenuti di qualità, che evidentemente sono apprezzati. Quel che è certo è che la mia presenza sui social mi ha permesso di raggiungere un pubblico vasto che altrimenti sarebbe stato difficile anche solo da immaginare".

Davide Costa