
Pronto soccorso, tanti codici minori "Ma i turni di riposo sono rispettati"
Il 40 per cento degli accessi nei pronto soccorso della nostra regione sono quelli per codici di minore entità, patologie che potrebbero facilmente trovare risposte sul territorio o prevedendo percorsi alternativi. E’ solo una delle riflessioni che i dirigenti dei Dea (reparti di emergenza) stanno valutando per dare una risposta a quella che è diventata negli ultimi mesi una vera piaga e che è sfociata nella protesta dei medici dei pronto soccorso dell’Asl Toscana Centro, con la lettera sottoscritta. Ne parliamo con Gianfranco Giannasi, direttore dell’area aziendale di Medicina di Urgenza.
Dottore, quanti medici di emergenza sono in servizio e di quanto è il fabbisogno?
"I medici attualmente in servizio presso i nostri Dea sono in totale 125 medici nei vari Dea aziendale e ne mancano 48 per avere un adeguamento ai carichi di lavoro, calcolato sulla base dei codici numerici e per presa in carico dei destini al mattino".
Nella lettera di denuncia, i medici fanno riferimento al mancato rispetto della normativa sul giusto riposo. Come è l’attuale organizzazione?
"Nei vari Pronto soccorso, i turni ravvicinati di cui si parla sono in produttività aggiuntiva (dunque turni di straordinari, ndr) che però tiene conto sempre delle 11 ore di riposo nelle 24 ore, come da contratto di lavoro. Per i festivi, il contratto di lavoro prevede che i turni lavorativi si svolgono 7 giorni su 7 e quindi comprendono i festivi. Infatti, un medico dei reparti di emergenza fa 12 ore in un festivo dall 8 alle 20 e 12 ore durante la notte dalla domenica alle 20, fino al lunedì mattina alle 8, e una domenica di smonto notte, dalle 12 ore del sabato notte".
Riguardo alla richiesta di collaborazione dei medici internisti, è un piano preso in considerazione dall’Asl, visto il bando che contiene la ‘clausola’ dei due anni iniziali di servizio presso il pronto soccorso?
"La nostra Usl per prima ha previsto in ogni Dea (pronto soccorso) la presa in carico precoce dei pazienti destinati alla medicina che non hanno ancora avuto il posto letto, la cosiddetta Ama (ammissione medica anticipata). Inoltre, è prevista la presa in carico precoce dei pazienti geriatrici da parte del collega della geriatria che prende in gestione tali pazienti ed il più delle volte li dimette nel pomeriggio con attivazione del percorso assistenziale domiciliare (Girot, ovvero i "Gruppi di Intervento Rapido Ospedale Territorio"), costituito dalla assistenza infermieristica, dell’operatore socio sanitario, riabilitatoria e medica presso il domicilio del paziente. Infine, negli ultimi bandi di concorso regionali si è cercato di destinare i nuovi assunti dell’area medica per una percentuale del 30% da dedicare a turni lavorativi presso i vari pronto soccorso aziendali".
Quali soluzioni, a suo avviso, si possono mettere in campo per decongestionare i pronto soccorso, anche in vista della riforma dell’assistenza?
"Le soluzioni possibili al momento sono molto difficili, perché prevedono di trovare un percorso diverso per i cosiddetti codici minori, per esempio nella nostra regione sono il 40% degli accessi in Dea ed in Emilia Romagna sono però solo il 15% e per questi pazienti in quella regione si è trovata una presa in carico in ambulatori dedicati al di fuori dai pronto soccorso. Si potrebbe pensare una riorganizzazione dei Dea aziendali ed in particolare della medicina d’Urgenza in generale lasciando in gestione ai medici dell’emergenza solo i codici maggiori, l’1 e 2 mentre i codici 3 in gestione ai vari specialisti quali ortopedici per la traumatologia, medici interni per la medicina, chirurghi generali per la chirurgia, oculisti per la patologia dell’occhio, e così via ma questo riporterebbe indietro nel tempo i progressi fatti finora, quando la Medicina d’Urgenza non era ancora riconosciuta come branca specialistica della Medicina".
Martina Vacca