REDAZIONE PISTOIA

"Quell’audio non è chiaro. Bene l’approfondimento"

L’avvocato difensore Giachino: "L’imputato narrava ciò che ha visto, non fatto"

L’avvocato Katia Dottore Giachino

L’avvocato Katia Dottore Giachino

Il processo per il brutale assassinio di Alessio Cini, all’alba dell’8 gennaio di un anno fa, richiederà un ulteriore confronto tra il consulente tecnico incaricato dalla Corte, quello del pm e quello della difesa per la trascrizione delle intercettazioni audio, decine e decine di pagine, nelle quali secondo gli inquirenti si incardinerebbe una delle prove della colpevolezza di Daniele Maiorino che in quelle registrazioni parlerebbe con se stesso ripercorrendo i momenti del delitto, con dettagli noti solo all’omicida. Diametralmente opposta la tesi della difesa: si tratterebbe infatti di sfoghi del cognato impressionato dall’evento avvenuto a due passi dalla sua casa. "Si tratta di punti controversi fin dall’arresto di Maiorino – ha spiegato l’avvocato Giachino – Per noi, Maiorino dice ’L’hanno ammazzato’, e questa tesi è stata confermata oggi dal consulente incaricato dalla Corte, diversamente da quanto sostenuto dal consulente del pm. Per noi oggi (ieri per chi legge) il fatto che la Corte abbia deciso di rimettere in discussione l’ascolto è una bella vittoria".

Riguardo alla testimonianza resa dalla familiare, si tratta ancora una volta di profili da analizzare, secondo l’avvocato Giachino. "Le minacce ricevute dalla vittima da parte del vicino di casa poco prima di Natale erano già state raccontate dalla suocera – ha chiarito l’avvocato di Maiorino – Minacce puntuali e gravi come ’Ti taglio la gola’". Ma nella testimonianza si parla di litigi frequenti anche con Maiorino, che proprio ieri avrebbe dovuto essere ascoltato.

"Maiorino ha capito il motivo per cui è stato necessario spostare la sua audizione – ha chiarito l’avvocato Giachino – Per una completezza e una garanzia di tutte le parti è bene che sia ascoltato, dopo che la consulenza si è sviluppata nel contraddittorio di tutte le parti".

Alla fine, è stato sentito anche un commerciante della Ferruccia dal quale sia la vittima che l’imputato sembra si servissero. La sua testimonianza era necessaria a chiarire un particolare aspetto, ovvero la presenza dell’odore di sigaro sul luogo del delitto. Un particolare di cui parla lo stesso Maiorino nelle sue intercettazioni audio, spiegando di odiare chi fuma quel tipo di tabacco e di non volerlo sentire più.

M.V.