Pistoia, 12 febbraio 2020 - La giustizia sportiva si occuperà di un episodio di razzismo che risale a pochi mesi fa, al giugno scorso, e che aveva avuto una certa eco mediatica. Era avvenuto durante un torneo di basket: un giovane giocatore di origini africane, nato e vissuto in Italia, era stato così apostrofato da un avversario: «Tornatene sul barcone». Il tribunale federale tratterà questo caso fra pochi giorni, il 20 febbraio prossimo, a Roma, alla Federazione Basket.
Fu una di quelle deflagrazioni d’odio che si stanno tristemente moltiplicando nelle viscere della società. Avvenne a Montale, durante un torneo di basket che fu a metà fra una competizione agonistica e una festa, una sfida “3 contro 3”, oggi di moda nel basket estivo. Quelle parole colpirono molto il giovane giocatore e anche i suoi compagni, che decisero immediatamente di lasciare il torneo, mentre non fu assunto alcun provvedimento contro il giocatore che aveva pronunciato quella frase nè nei confronti della sua squadra, che proseguì il torneo.
Il ragazzo però non volle che l’episodio passasse sotto silenzio e tramite il suo legale presentò un esposto sia alla Procura Federale della Fip, sia al giudice disciplinare territoriale dell’Uisp. Il torneo era stato organizzato dall’Uisp – su scala nazionale –, ma il regolamento faceva espresso riferimento, per quanto non previsto, al regolamento tecnico Fip. Inoltre i giocatori interessati erano entrambi tesserati Fip. Dopo quattro mesi di indagine, la Procura Federale ha emesso il provvedimento di deferimento al Tribunale Federale, dell’atleta accusato di aver pronunciato la frase a sfondo razzista. Quel giocatore dovrà rispondere di fronte agli organi di giustizia federali.
«Non so come si concluderà il processo – ha detto, da noi interpellato, l’avvocato Luca Magni di Pistoia che ha seguito il ragazzo in questa fase –, ma l’importante è che la Procura abbia dato un primo segnale, ed è quello che volevamo. Oggi una persona, e nella fattispecie un atleta (cosa che considero un’aggravante) dovrà rispondere davanti a un organo di giustizia. Credo che sia fondamentale bloccare sul nascere tutte queste forme di violenza verbale a sfondo razziale per non rischiare che ciò, agli occhi dell’opinione pubblica, possa arrivare ad essere percepito come normale o, peggio, declassato a ragazzata. Questi atteggiamenti, vanno denunciati con forza».