Devono essere i proprietari privati a rimuovere dai loro terreni i rifiuti portati dall’alluvione del 2 novembre 2023, che aveva travolto la piana pistoiese, e raggrupparli in una zona raggiungibile dai mezzi di Alia perché possano essere portati via. Lo ha detto il sindaco di Montale Ferdinando Betti nel corso della riunione della commissione consiliare ambiente dedicata al post-alluvione. "Da parte del Comune – ha spiegato il sindaco – è stata inviata una lettera ai proprietari dove si dice che spetta a loro raggruppare i rifiuti in una zona dove Alia possa portarli a destinazione. Devono anche fare delle analisi della terra rimossa e nel caso si tratti di una terra non inquinata, quindi utilizzabile, starà a loro decidere se utilizzarla o no. Mi rendo conto – ha aggiunto il sindaco Betti – che si tratta di lavori importanti, ma i proprietari dovrebbero farli e poi possono chiedere i ristori. Se non ci sarà una risposta alla lettera che abbiamo inviato dovremo fare un’ordinanza".
I terreni in questione sono quelli intorno a via Tobagi e a via Mattei che prima dell’alluvione erano utilizzati per colture agricole oppure per attività vivaistiche. In particolare, il fango e i rifiuti hanno inondato e ricoperto l’intera area di uno storico vivaio con sede in via Alfieri. Il criterio secondo cui i proprietari raggruppano i rifiuti e Alia li porta via deriva da un’ordinanza commissariale (la numero 19 del 23 febbraio 2024) che riguarda i rifiuti terrosi e frammisti ad altri materiali in tutte le zone alluvionate da Campi Bisenzio a Prato a Montemurlo fino a Montale. L’ordinanza affermava la necessità di attuare: "L’allontanamento e la rimozione dei fanghi risultanti puliti alla vista e dei fanghi frammisti ad altro materiale antropico per assicurare il ritorno a livelli di sicurezza normali". L’ordinanza prevedeva che i Comuni comunicassero entro 30 giorni se ravvisavano la loro "impossibilità di procedere agli interventi". Il Comune di Montale, come altri Comuni colpiti dall’alluvione, ha inviato nei termini previsti la comunicazione sulla sua impossibilità a effettuare l’intervento previsto dall’ordinanza commissariale.
Il problema è che il lavoro di rimozione e raggruppamento dei fanghi misti a rifiuti dai terreni è onerosissimo per i privati proprietari, sia per l’estensione dei terreni (alcune decine di migliaia di metri quadrati) sia per la peculiarità dei materiali portati dall’alluvione che derivano dalla vicina zona industriale in seguito alla rottura dell’argine dell’Agna.
Il sindaco Ferdinando Betti ha fatto presente in commissione che la terra accumulata in seguito al lavoro di ripristino dei fossi Agnaccino e Selvavecchia non è inquinata e che c’è da augurarsi che le analisi diano esiti analoghi anche nelle altre aree destinate a essere ripulite.
Giacomo Bini