Un’impennata come poche se ne ricordano. "Esplosione", arrivano a definirla alcuni analisti del mercato delle materie prime e dei semilavorati in metallo che ancora stanno ricercando le cause più profonde del movimento. "Le ricadute saranno pesanti sulle industrie meccaniche", paventano in molti anche nella nostra provincia. A pochi mesi da una ripresa complessiva che, a fine 2020, aveva fatto ben sperare, il comparto si trova adesso ad affrontare un aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime, costo che riguarda principalmente i metalli di più diffuso utilizzo, dal rame all’acciaio, all’alluminio (al massimo dal 2018) al nickel e che quasi sempre è a doppia cifra. Diventato difficile anche reperire i materiali da rifondere, i cosiddetti rottami ferrosi, che la Cina sta pagando molto bene, rastrellandoli per produzioni meno raffinate ma in forte crescita (alcune componenti della produzioni di automotive) e la cui eccedenza non reimmette sul mercato, creando un’alterazione di dinamiche consolidate nei prezzi dell’alluminio secondario.
"Il problema dell’aumento dei costi dei materiali, che esiste ed è gravoso, ci pone davanti a una duplice scelta – specifica Massimo Capecchi, di Cima Impianti di Pistoia, azienda produttrice di stampi per la ricostruzione degli pneumatici –. Dobbiamo scegliere se accettare una riduzione dei margini di utile attesi e che variano al basso fra il momento dell’offerta e quello dell’ordine; o proporre la ricontrattazione del prezzo definito. Devo dire che, anche lavorando all’estero e su mercati non sempre facili, incontriamo disponibilità anche per la seconda soluzione, certo meno gradita al committente. Tuttavia, lo stesso problema che denunciamo noi lo hanno imprese nostre concorrenti, di altri Paesi. E’ evidente, quindi, che da parte nostra non esiste la volontà di speculare sulla situazione, e pare che i nostri clienti lo abbiano inteso. Fa buon gioco, credo, la reputazione che l’azienda ha saputo conquistare e il suo posizionamento sui mercati". Il problema non sta riguardando, ovviamente, soltanto il pistoiese. Ripercussioni gravi si stanno registrando, giusto per rimanere nei pressi, anche nella lucchesia e nel pratese.
"Alcuni movimenti sono da considerarsi fisiologici in una anomala come quella da cui stiamo auspicabilmente uscendo: ristoccaggio e anticipo degli acquisti al momento dell’inizio di ripresa e riequilibrio dopo i forti cali dei prezzi durante la crisi Covid 2020 sono fenomeni che si dovrebbero riassorbire. Quello che preoccupa sono alcuni segnali di manovre speculative, che non rispondono alla normale logica di domanda e offerta ma derivano da manovre finanziarie più difficili da arginare e governare – commenta il presidente della sezione metalmeccanica di Confindustria Toscana Nord Massimo Bellandi –. Certo è che la violenta tempesta che da un anno ci ha colpito imporrà di riorganizzare i cicli produttivi dell’impresa, a iniziare dalla centralità del magazzino. Occorre assicurarci nell’immediato la pronta reperibilità di scorte di semilavorati necessari a far fronte a richieste improvvise in tempi ragionevoli ed a prezzi non troppo condizionati dai mercati dei metalli".