Pistoia, 31 ottobre 2024 – Una bravata durante l’orario di scuola fra due compagne di classe che alla fine, per chi l’ha commessa, costa la bellezza di 71.248,55 euro che dovrà rifondere in solido con i propri genitori alla ex compagna che si era ritrovata con un trauma cranico ed una ferita lacerocontusa del cranio dopo aver picchiato violentemente la fronte su di una colonna di cemento armato.
A definire questo risarcimento è una sentenza della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze nei confronti di una giovane pistoiese, difesa dagli avvocati Elena Baldi e Fausto Malucchi del Foro di Pistoia, protagonista, suo malgrado, di questo episodio avvenuto all’interno della scuola che frequentava all’epoca dei fatti, ovvero il 17 aprile 2019. Una vicenda che si è protratta a lungo e che porta ad una somma finale ben più alta di quella inizialmente richiesta che si aggirava intorno ai 53mila euro.
Ricostruendo i fatti, nell’aprile di cinque anni fa, durante una lezione la ragazza – i nomi ed i riferimenti sono ovviamente omessi in quanto minori, all’epoca quattordicenni – aveva chiesto il permesso di uscire alla professoressa che stava svolgendo la lezione, seguita subito dopo da una sua compagna di classe, per scendere al piano inferiore dell’edificio per raggiungere gli armadietti personali. In questo tragitto, però, la seconda aveva spinto volontariamente la prima che aveva picchiato violentemente la fronte contro una colonna portante della scuola. Di fronte alla scena, e con il volto tutto sanguinante, era stata chiamata l’ambulanza a cui fece seguito il trasporto in ospedale dove fu dimessa dopo 72 ore e con 20 giorni di prognosi.
Sulla base di quanto accaduto, secondo quello che è stato ricostruito in sede di indagini, i genitori della bimba che ha subito tutto quanto hanno intentato la causa per risarcimento per danno biologico e per spese mediche. Il dibattimento è andato avanti un paio d’anni durante il quale sono emersi vari fatti: dalla richiesta di condanna ai genitori della bimba che ha spinto la compagna per inadeguata educazione mentre non si ravvisava la responsabilità della scuola perché “il sinistro si era verificato in un ambiente noto alle alunne e privo di particolari profili di pericolosità, durante un’attività autorizzata dall’insegnante e che le alunne erano sorvegliate dalla collaboratrice scolastica, tanto che questa le aveva richiamate poiché stavano correndo”.
Dagli esami svolti dal consulente tecnico d’ufficio, inoltre, l’infortunio è stato valutato al 16% per “riconoscendo la menomazione influente sull’efficienza estetica con indubbie ripercussioni psichiche, difficilmente emendabili”. Da qui, considerando le spese mediche di 1.643,80 euro si è arrivati alla cifra complessiva dei 71mila euro e spiccioli che la controparte dovrà ridare in solido alla parte offesa.
S.M.