REDAZIONE PISTOIA

Ritorno a Goldoni per leggere le dipendenze

Roberto Valerio e Teatri di Pistoia presentano in prima nazionale al Manzoni una visione contemporanea de "Il giuocatore"

Ritorno a Goldoni per leggere le dipendenze

Le virtù e i vizi di un’intera società, tratteggiati da chi per primo a un vizio in particolare s’era abbandonato, sperimentando "le pessime conseguenze di un affannoso piacere", il gioco. È tempo di classici al Teatro Manzoni di Pistoia, la cui stagione di prosa prosegue sabato 2 marzo (ore 20.45) e domenica 3 (ore 16) con una prima nazionale, "Il giuocatore", testo di Carlo Goldoni, regia di Roberto Valerio e produzione Teatri di Pistoia. Valerio torna a uno dei padri della commedia moderna, affrontando un testo di straordinaria contemporaneità: protagonista è Florindo, incallito giocatore che perde tutto. Intorno a lui si muovono altri personaggi animati dalla fantasia di cambiare vita, vincere, diventare famosi. A far da cornice nella restituzione scenica una grande barca, ideata da Guido Fiorato, che simbolicamente traghetta i protagonisti verso avventure e disgrazie e poi anche la musica, il ballo e le canzoni originali scritte da Mimosa Campironi. In scena Alessandro Averone, Mimosa Campironi, Alvia Reale, Nicola Rignanese, Massimo Grigò, Davide Lorino, Roberta Rosignoli, Mario Valiani.

Un ritorno a Goldoni dopo l’"Impresario delle Smirne" nel 2013. C’è un’affinità particolare? "Assolutamente sì. In generale amo molto i classici. Quel loro resistere nei secoli è prova del fatto che contengono germi universali e attuali. Ma in particolare amo i classici italiani. Ci consentono di recitare nella nostra lingua, senza il filtro di una traduzione".

Come si è avvicinato a "Il giuocatore"? "Mi interessava soprattutto il tema della dipendenza. Qui si tratta di una dipendenza dal gioco, ma allargandoci al contemporaneo possiamo intenderla come una dipendenza per le droghe, per il sesso, per i social. Riguardano ognuno di noi. Quel che mi interessava raccontare era quel distacco dalla realtà, la vita parallela che scaturisce da una dipendenza, l’illusione dal reale che si crea. E poi c’è la cifra di Goldoni, il raccontare un argomento serio in modo anche leggero".

E il cast? "Sono quasi tutti attori che già conoscevo. Un gruppo importante, affiatato, all’altezza della sfida. Stiamo lavorando tanto e bene".

Come prosegue il ‘matrimonio’ con Teatri di Pistoia? "Meravigliosamente. Lavoro anche altrove, ma l’Atp per me è casa, è un luogo dove veramente ho la libertà totale di pensare un testo, di realizzarlo come meglio credo con il supporto di tutti quelli che qui lavorano. Si respira un clima familiare che consente di dare il massimo e realizzarlo".

Regista, attore e direttore artistico come concilia tutto? "Non è facile, anche perché nel frattempo sono diventato padre di due gemelli. Nasco come attore alla Silvio D’Amico e tuttora lo sono. Poi ho capito che inventare nei panni del regista poteva essere ancora più interessante. La direzione artistica invece è una specie di obbligo morale che tutti gli artisti dovrebbero avere. I teatri dovrebbero essere guidati e gestiti da gente di teatro e non da amministratori".

linda meoni