La Montagna tutta piange Roberto Tintori, un uomo che aveva la rara caratteristica di essere amato da tutti, sempre disponibile, mai sopra le righe, aveva dedicato una gran parte della sua vita alle mille sfaccettature del mondo del volontariato. Dalla pallavolo al Rally degli abeti, passando per i circuiti della Formula, sui quali era impegnato nei servizi antincendio della Cea, fino al più grande impegno, quello con la Croce Rossa, Roberto si era prodigato senza risparmiarsi e guadagnando stima e fiducia. È morto dopo una lunga malattia, contro la quale ha combattuto strenuamente, lasciando un gran vuoto in tutta la Montagna Pistoiese. Negli ultimi tempi l’accanimento della malattia che lo aveva costretto a diversi interventi, lo aveva fiaccato. Roberto era ricoverato all’ospedale di Pistoia, dove sarà esposto alle cappelle del commiato fino a lunedì, quando, alle 14.30 verrà officiata la cerimonia funebre nella chiesa di Gavinana. "Roberto era amatissimo – racconta la presidente della Croce Rossa di San Marcello, Carla Belfiore – soprattutto dai giovani, con cui aveva un rapporto eccezionale, avverto in tutti una grande tristezza e il bisogno di onorarlo. Per me è stato di grande aiuto, adesso ci sentiamo tutti orfani. Lunedì al funerale la Croce Rossa sarà presente con il picchetto d’onore, glielo dobbiamo". A tracciarne un ritratto commosso è Ivan Petrucci, anche lui volontario di lungo corso e che ha ricoperto anche incarichi importanti nell’associazione: "Roberto per noi era un’istituzione, a San Marcello molti identificavano in lui la Croce Rossa, viveva per l’associazione al punto che quando mancavano volontari per effettuare dei viaggi, lui era capace di prendere un giorno di ferie per coprire il servizio. È stato l’incarnazione di un uomo buono e mancherà a tutti".
Dal Rally degli Abeti, Piergiorgio Barsanti, che assieme a Roberto lo ha fatto nascere 40 anni fa, parla con la voce rotta: "Roberto è stato un amico fedele, per me una sorta di fratello, un uomo buono a cui la vita ha riservato tanti dolori, dalla perdita del padre e degli altri familiari fino a che non gli sono rimasti che i nipoti. Compagno di tante avventure, mi ha sostenuto a 360 gradi, al punto che dopo le corse, spesso era lui a riportarmi a casa. Anche per l’organizzazione del Rally è stato una figura determinante, era lui a occuparsi di sicurezza, di prove e mille altre cose, ma soprattutto abbiamo perso un uomo straordinariamente buono".
Andrea Nannini