Saldare i fornitori. L’affanno delle imprese. In un’Italia lenta. Pistoia fa eccezione

Paga in anticipo sulla scadenza, ma le altre amministrazioni sono spesso in ritardo . Ecco nel dettaglio il quadro emerso da uno studio dettagliato a livello nazionale.

Saldare i fornitori. L’affanno delle imprese. In un’Italia lenta. Pistoia fa eccezione

Saldare i fornitori. L’affanno delle imprese. In un’Italia lenta. Pistoia fa eccezione

Eppure le imprese che non riescono a riscuotere i crediti nei confronti della pubblica amministrazione devono onorare i propri obblighi pagando puntualmente tasse e contributi, a pena di gravi conseguenze in termini di lievitazione delle somme dovute, azioni esecutive ecc. Senza considerare che l’inadempimento o il ritardo nel pagamento di tasse e contributi comporta l’esclusione dalle gare di appalto. Si sa. Ma la questo è quello che accade, con situazione diversificate su e giù per lo Stivale. Tra acquisti, consumi, forniture, manutenzioni, formazione del personale e spese energetiche, nel 2023 lo Stato ha sostenuto un costo complessivo di 122 miliardi di euro, ma ancora una volta non è riuscito a onorare tutti gli impegni economici presi con i propri fornitori. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre sottolinea infatti che i debiti commerciali della nostra Pubblica Amministrazione ammontano a circa 50 miliardi di euro, un importo che è lo stesso da almeno 5 anni, a danno soprattutto delle piccole imprese. Tra le amministrazioni pubbliche più "lumaca" vi sono i Comuni, in particolar modo quelli del Mezzogiorno. Al Centronord il quadro generale è positivo.

Qual è la situazione del nostro territorio? Lo studio dettaglia anche questo, stilando un vera e propria classifica. Pistoia la possiamo collocare nelle posizioni migliori: paga in anticipo sulla scadenza all’incirca 21 nel primo trimestre dell’anno in corso e ha una media di 17 giorni, sempre di anticipo, come dato complessivo del 2023. I territori della Toscana vanno sostanzialmente bene, con alcune differenza, certo. Ma fra i dati non c’è una forbice ampia.

Il problema dei pagamenti in ritardo è questione, appunto, dalle radici profonde dell’Italia burocratica. Anche i ministeri – secondo quanto emerge dallo studio – faticano a rispettare le disposizioni di legge in materia di tempi di pagamento: l’anno scorso nove ministeri su 15 hanno liquidato i propri fornitori in ritardo, "maglia nera" il Turismo con un ritardo di 39,72 giorni; seguono l’Interno (33,52), Università e Ricerca (32,89) e Salute (13,60). Il più virtuoso il ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, che ha pagato con un anticipo di 17 giorni.

Le cause dei ritardi di pagamento vengono generalmente ricondotte alla carenza di risorse, agli stringenti vincoli finanziari e alle articolate procedure contabili e burocratiche, che, di per sé, non consentirebbero il rispetto dei termini imposti dalla normativa. Accorciare i tempi per le imprese è un passo fondamentale. I debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche dipendono in buona misura da criticità della gestione amministrativa e finanziaria e quindi delle entrate e delle spese.

Le imprese, da parte loro, risentono di tutto questo. Anche se, vantano una ingente mole di crediti fiscali: ma la possibilità di trasformare questi crediti in liquidità risulta notevolmente ostacolata dei consistenti ritardi nella compensazione con i debiti tributari e contributivi e dalle difficoltà di cessione al sistema bancario, che riesce ad assorbirne percentuali estremamente ridotte.