Il paese che era, a partire da immagini in bianco e nero che raccontano il passato: gli abiti, gli usi, i mestieri, i luoghi, i paesaggi e le persone, assieme a tutto ciò che può esser utile a costruire memoria, perché niente vada disperso, perché si preservi quel senso di comunità qui avvertito come fortissimo. Sono centinaia e centinaia le foto confluite infine nel primo Archivio iconografico sanmommeano, iniziativa nata da un’idea (a titolo gratuito e del tutto volontario) di un giovane fotografo, Andrea Chimenti, che verrà lanciato ufficialmente oggi, domenica 11 giugno, nel corso di una presentazione fissata per le 16 nella sede della pro loco di San Mommè. Quel che emerge è un affresco non solo del borgo di San Mommè e della sua gente, ma probabilmente dell’intera Italia attraverso i cambiamenti sociali che hanno caratterizzato gli ultimi cento e più anni. "L’idea dell’Archivio – racconta Andrea, 24 anni, nella vita fotografo – è nata un anno fa sfogliando il libro scritto dal vecchio parroco, don Antonio, dedicato a San Mommè. Un libro che ogni compaesano possiede, così come ogni fotografia lì pubblicata. Ho pensato che fosse opportuno dar valore a quelle fotografie, farle uscire dalle case di ognuno, dar loro un senso collettivo anziché individuale, familiare. E così la volontà di creare un luogo, o meglio un metaluogo visto che l’Archivio ha sede in Internet, dove raccogliere il maggior numero possibile di queste fotografie che potessero raccontare il nostro borgo, le sue tradizioni, i suoi riti, alcuni persi alcuni nuovi, il suo paesaggio".
Il lavoro di raccolta è stato impegnativo e ha richiesto la partecipazione di tutti i paesani, così come non banali sono stati gli step successivi: scansione, selezione e catalogazione che ha permesso di dividere il materiale in più macrosezioni, come quella dedicata al paesaggio, alle persone o al lavoro. "Per quel che riguarda la datazione, con il supporto di uno storico, pensiamo che la più antica delle foto possa risalire al 1860 circa – spiega Chimenti – ed è relativa alla costruzione del ponte ferroviario della Porrettana. In totale abbiamo diverse centinaia di fotografie. È stato curioso per me riscoprire tantissime usanze e attività oggi lontani dalle nostre abitudini. Anche dei banalissimi scherzi diventavano momenti non casuali, studiati, confezionati con estrema cura. Di grande fascino anche le fotografie che ritraggono quei pochi casolari in zone vicine a San Mommè. Il viaggio nel tempo offerto dalle foto fa vedere quanto sia cambiata la fisionomia del paese: il bar in piazza o la pieve di San Matteo, un tempo dotata di orto e giardino della memoria, entrambi oggi scomparsi. Ho trovato tanta gentilezza e disponibilità in tutti gli abitanti, nella pro loco che fin da subito mi ha dato una mano con il grande impegno dei singoli nell’aiutarmi a ricostruire date, fatti, persone. Nonostante la mia residenza sia altrove, è San Mommè il mio paese. È qui che torno appena posso: è un legame che considero fortissimo".
linda meoni