Si dovesse pensare a un aggettivo che la qualifichi si direbbe "familiare", per via di quel colpo d’occhio comune a qualunque pistoiese. Ed ecco già confezionato l’ossimoro: perché, probabilmente, non c’è niente in città di tanto familiare quanto sconosciuto come lo è l’antica chiesa di San Pier Maggiore, più antico e importante monastero benedettino femminile cittadino. Siamo in via San Pietro, proprio vicino al Liceo Artistico Petrocchi. È lì accanto che sonnecchia la storia, quella che affonda le radici nel Medioevo, diventata infine inaccessibile, così come inaccessibile al pubblico ormai da lungo tempo è la stessa chiesa. Inglorioso epilogo per un luogo che s’inserirebbe a pieno titolo in un percorso culturale che racconti la tradizione architettonica tipica della nostra città e che sotto un unico segno riunisce luoghi come San Bartolomeo in Pantano, San Giovanni Fuorcivitas, Sant’Andrea. Le nostre bellissime chiese "zebrate". Getta molto più di un seme in questa possibile discussione la recente pubblicazione dal titolo "La chiesa di San Pier Maggiore. Un osservatorio sull’arte a Pistoia tra Romanico e Barocco" (Gli Ori, 2025), frutto di un intenso e lungo lavoro svolto da Giacomo Guazzini, con i contributi di Alessandro Grassi, che verrà presentato sabato primo marzo (ore 17.15) al Saloncino della Musica di Palazzo de’ Rossi (via de’ Rossi 26, a Pistoia). "L’indagine è iniziata in fase di tesi magistrale – ricostruisce per noi Guazzini – . Dal 2011 si sono aggiunti continuamente elementi che hanno arricchito il quadro. Ecco, il libro è un po’ l’occasione per rimettere in ordine anni di ricerche, tra nuove attribuzioni e nuovi elementi emersi, ma anche per restituire visibilità a una architettura rimasta emarginata dalla pubblica conoscenza come dagli studi. "Ciò che mi sorprese già ai tempi della tesi infatti, fu la totale assenza di studi al riguardo. Lo studio analizza l’architettura dal Medioevo al suo declino, offrendo un affresco completo che include anche i destini delle opere mobili un tempo custodite negli interni, ma anche gli originari assetti pittorici, ricostruiti attraverso rendering 3D che raccontano com’era la chiesa prima dei restauri barocchi a metà Seicento". Dopo la scomparsa delle ultime religiose nei primi anni del 1900, la chiesa è diventata bene di proprietà pubblica convertendosi sostanzialmente a funzioni di deposito di vario (e talvolta indegno, aggiungiamo) tipo. Tra i più recenti spiragli di rinascita, un progetto a firma Giovan Battista Bassi negli anni Sessanta, rimasto però lettera morta. "Oggi – scrive a proposito del libro Jennifer Celani, funzionaria della Soprintendenza – la vista del sagrato della chiesa transennata, dei fitti parcheggi lungo tutta la fiancata della sua navata, delle erbacce disseminate qua e là e dei portoni opacizzati dal disuso ci richiama alle nostre responsabilità. Che gli artisti di fama chiamati ad adornare i suoi spazi, i riti collettivi che vi si svolgevano, i rappresentanti delle istituzioni ecclesiastiche e secolari chiamati a garantire la sua vivacità cultuale non rimangano un vano ricordo, ma grazie a questo volume tornino in qualche modo a essere ‘ricontestualizzati’ per recuperare significato e valore, contro il declino della Storia come elemento fondante il nostro presente". Il volume è promosso dall’associazione Utopias!, sostenuto dalla Fondazione Caript con la compartecipazione del Comune di Pistoia. Oltre all’autore sabato interverranno i professori Guido Tigler e Mauro Mussolin. Saluti del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi e di Luca Gori, presidente della Fondazione Caript. L’evento è a ingresso libero fino a esaurimento posti. linda meoni
CronacaSan Pier Maggiore svelata. Studio senza precedenti