Pistoia, 15 febbraio 2017 - Una vera integrazione. Saranno due sarti musulmani d’eccezione a cucire le tuniche per le prime comunioni che si terranno a fine primavera nelle parrocchie di Ramini e Vicofaro. Si tratta di due migranti che vivono, da qualche tempo, nei locali parrocchiali gestiti da don Massimo Biancalani. Ebest Makallo e Babukar Ndow, originari di un villaggio molto povero del Gambia, metteranno a disposizione delle due comunità il loro sapere, manualità ed esperienza che hanno coltivato nel loro paese d’origine dove molto spesso confezionavano vestiti sia per loro che per amici e parenti. Ad annunciarlo è lo stesso don Massimo Biancalani da sempre impegnato nel dialogo interreligioso, soprattutto dopo la scelta di aprire le porte della chiesa a profughi musulmani.
«Quest’anno i vestitini delle prime comunioni a Vicofaro e Ramini li fanno loro – spiega don Massimo Musulmani – e cristiani insieme per la festa dei nostri bambini, credo sia un segnale di pace, gioia e speranza». In pratica i due sarti si metteranno all’opera già da queste settimane per confezionare i vestitini che solitamente vengono usati durante le cerimonie in chiesa per le prime comunioni. Tuniche bianche che richiamano lo spirito della semplicità francescano. I due giovani musulmani prenderanno le misure a tutti i bimbi del catechismo per poi realizzare i vestitini.
«In Gambia come nel Senegal molti uomini lavorano come sarti per mantenere la famiglia – racconta don Massimo – per questo abbiamo deciso di usare la loro manualità, si tratta di un servizio utile alla comunità». Non si tratta soltanto di un modo per far integrare questi ragazzi nel territorio. La scelta di don Massimo è soprattutto legata a quel «dialogo interreligioso» che il parroco persegue da sempre. «Migranti e musulmani che confezionano vestiti per cerimonie cristiane – dice – E’ un bel messaggio per le famiglie ma soprattutto per tutti i bambini che frequentano le nostre chiese». Proprio per questo Don Massimo lancia anche un appello alle altre comunità parrocchiali del territorio.
«Sarebbe bello che anche altre parrocchie aderissero a questa iniziativa e facessero confezionare gli abiti a questi ragazzi. Con il ricavato vorremmo realizzare un progetto benefico per la loro terra di origine dove le persone sono sempre più povere e in sofferenza».