Pistoia, 27 settembre 2019 - Lo accusò sapendo di dire il falso. Lo ha scagionato dopo dodici anni. Per lei il perdono giudiziale del tribunale per i minori, per lui la completa riabilitazione. La giovane, oggi quasi trentenne, aveva saputo che la condanna per violenza sessuale nei confronti dell’ex fidanzato era diventata definitiva e che, prima o poi lui, latitante, sarebbe finito in carcere, da innocente. Ma non l’aveva mai violentata in un parcheggio, non l’aveva mai molestata e quelle tre querele presentate in un crescendo di gravità erano soltanto un castello di calunnie. Una vicenda lontana nel tempo e complessa, che cerchiamo di riassumere con l’aiuto del difensore del ragazzo albanese (che risiedeva a Lamporecchio) protagonista, con la ex giovanissima fidanzata, di questa storia d’amore e vendetta. E’ l’avvocato Fausto Malucchi di Pistoia che ha assistito il giovane con le colleghe di studio, gli avvocati Elena Baldi e Orsola Visconti.
Teatro, ne fu la Lucchesia, dove la ragazza, anche lei albanese, viveva. Erano stati fidanzati, poi lei, che aveva appena 17 anni, nel novembre 2007 lo denunciò ai carabinieri raccontando di aver subito palpeggiamenti, bruciature di sigarette sulle braccia e una violenza sessuale in un parcheggio. Il giovane fu denunciato alla Procura di Lucca per violenza sessuale, molestie, violenza privata e lesioni. In primo grado fu condannato a sei anni di reclusione e la pena fu confermata in appello l’11 febbraio del 2016, appena alleggerita per la prescrizione di alcuni reati satellite: 5 anni e 8 mesi. Nel frattempo – come ci spiega l’avvocato Malucchi – si era reso irreperibile. La Cassazione interviene il 7 marzo 2017 e rende definitiva la pena. Il ragazzo non era mai stato sottoposto a misura cautelare. Ma ecco il colpo di scena. La ragazza si presenta di nuovo negli uffici dell’Arma. Ha saputo della condanna definitiva e racconta di essersi inventata tutto e perché. «Nell’agosto del 2007 – spiega Malucchi – il suo fidanzato, classe 1985, era andato in vacanza in Albania, dove aveva trovato la moglie scelta per lui dai genitori, e si era sposato. Finiti i festeggiamenti era rientrato in Italia senza avere il coraggio di dire la verità alla fidanzatina.
«Ma un giorno, mentre erano insieme, a Lucca, era sceso di macchina per comprare le sigarette lasciando il cellulare in auto. Squillò. Rispose la ragazza. Era la moglie dall’Albania. La vendetta furono quelle tre querele in successione. Ma la ritrattazione non ha valenza decisiva, quindi la Procura di Lucca ha aperto e archiviato il caso per falsa testimonianza e trasmesso gli atti al tribunale per i minori per calunnia aggravata. Il 14 gennaio 2019 l’istruttoria si è conclusa con il perdono giudiziale della giovane, ammettendo che lei aveva detto il falso. Il conflitto dei giudicati – conclude Malucchi – ha aperto la porta alla revisione del processo con istanza, per competenza, alla Corte d’Appello di Genova che due giorni fa ha assolto l’imputato». «Ho fatto una vitaccia – ha detto al suo difensore – ho sofferto molto, ma è finita».
Lucia Agati