Una squadra che non è squadra, cinque sconfitte di fila e un ambiente che non è mai stato distaccato dalle sorti della realtà sportiva più importante della città come lo è adesso. Se non è crisi nera la locuzione con cui iniziare ad analizzare la situazione in casa Pistoia Basket, qualcuno ci suggerisca un termine di verso. Risultati che non vengono, squadra che dopo quattro mesi non ha chimica, lo zoccolo duro del tifo organizzato pronto a stare lontano dalla squadra che ama: si salvhii chi può. E l’aspetto più preoccupante è che ad oggi non si veda come poter uscire da questo tunnel.
Dal punto di vista tecnico l’Estra è una squadra assemblata senso un apparente senso logico con giocatori che per caratteristiche e per attitudini stanno dimostrando di fare grande fatica nel coesistere. Presi singolarmente ed inseriti in un altro contesto magari sarebbero anche in grado di rendere, ma messi tutti insieme nella stessa squadra sono dei pesci fuori dall’acqua. L’idea iniziale era quella di una squadra forte fisicamente, con una spiccata propensione al rimbalzo ed al gioco interno e dove alla base di tutto ci doveva essere una grande aggressività. Ad oggi l’Estra si ritrova senza un centro di ruolo, con grossi problemi al rimbalzo e soprattutto senza mordente. I cambiamenti apportati, eccezione fatta per Kemp, non hanno portato i frutti sperati, anzi hanno creato maggiore confusione. Avere sette stranieri nel roster non aiuta Zare Markovski che dal suo arrivo ha raccolto solo sconfitte e che, di questo passo, inevitabilmente è finito sul banco degli imputati.
A questo va aggiunto il problema delle rotazioni che a quanto pare sono ridotte ai soli stranieri, lasciando da parte il gruppo degli italiani. A ben guardare in squadra non ci sono stelle di prima grandezza, o meglio, ce ne sarebbe una, Paschall che piano, piano sta ritrovando la sua luce. Gli altri sono buoni giocatori ma non insostituibili, non da dover giocare tantissimi minuti a partita perché non c’è nessuno in grado di dargli un po’ di riposo. Il gruppo degli italiani con Della Rosa, Saccaggi e Benetti hanno vinto un campionato da protagonisti e hanno dimostrato, Della Rosa e Saccaggi lo scorso anno, di poter reggere la categoria. Diciamo che ci sarebbe bisogno di fare scelte coraggiose, o meglio, doverose visto l’andamento della situazione e visto che è questo ciò che un allenatore è chiamato a fare.
I guai, però, non arrivano solo dal campo ma anche fuori con un ambiente distante anni luce come mai era successo nella storia della pallacanestro pistoiese. Di stagioni negative ce ne sono state ma mai i tifosi si sono allontanati dalla squadra, anzi, l’hanno sempre sostenuta ed aiutata mentre adesso di corre il rischio di arrivare alla partita contro Derthona con la Curva Pistoia vuota per la prima volta dopo quindici anni. I problemi tecnici si possono risolvere in qualche modo, quelli che riguardano i tifosi sono decisamente più complicati perché c’è sempre stato un comune denominatore che ha legato squadra e tifo ovvero la passione. La passione per la maglia, la voglia di lottare insieme, di essere un tutt’uno ed una società magari senza tanti soldi ma con presidenti che avevano un grande cuore. Tutto questo adesso non c’è e quale possa essere la soluzione è difficile a dirsi.
Maurizio Innocenti