Siccità senza fine, ora ha sete anche lo zoo

Soffrono soprattutto le piante, mentre il parco ha riserve per un mese e mezzo. Il direttore: "Modifiche per consumare meno acqua"

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Che si sarebbe arrivati a una situazione d’emergenza lo si era capito da un pezzo. Autunno e inverno praticamente scarichi di neve e pioggia già erano stata prima avvisaglia di una forte criticità in arrivo. La lettura delle stagioni e della natura tutta è materia nella quale al giardino zoologico si è ben ferrati e il clima di oggi troppo arido e asciutto sta rischiando di creare problemi anche lì.

"Il quantitativo d’acqua maggiore viene utilizzato per il mantenimento del parco stesso, mentre il restante 30% del consumo è invece destinato agli animali tra abbeveraggio e pulizia. Considerando i nostri consumi e il sistema di approvvigionamento, direi che abbiamo riserve per un mese e mezzo circa – spiega il direttore della struttura, Paolo Cavicchio –. Certo è che i segnali che qualcosa sta cambiando li leggiamo ormai da tempo: nei giorni scorsi ho iniziato la giornata dovendo constatare la morte ormai prossima di un acero giapponese da settant’anni nel parco. Un albero che in condizioni ideali è difficile che possa spegnersi prima dei cento anni. Ma da qualche tempo la prova che il clima è già cambiato la si ritrova nelle querce. Il parco si trova nella cosiddetta Cerreta della Verginina caratterizzata soprattutto da querce, farnie e lecci. Alberi piantati da ben prima di noi che da qualche anno però vediamo in sofferenza. Abbiamo chiamato i consulenti arboricoltori i quali ci hanno confermato che le piante sono in carenza d’acqua".

Per far fronte all’emergenza ci si è mossi al meglio che si è potuto, anche se resistere a queste condizioni resta complesso: "Lo stress idrico sofferto dalle piante è evidente e le conseguenze di questo, come ad esempio la minor resistenza alle malattie, le vedremo nel lungo termine, anche se il clima tornasse ‘normale’. Sono spariti praticamente tutti i prati all’inglese, via anche le ortensie per cercare di consumare sempre meno acqua. Avevamo preso queste decisioni pensando e augurandoci che queste siccità fossero eventi sporadici. E invece la frequenza con la quale si ripetono è preoccupante. Ricircoliamo tanta acqua, la riutilizziamo per irrigare, abbiamo cambiato tutti i sistemi di irrigazione oggi sempre più puntuali per evitare dispersione e stiamo cercando di raffinare questo sistema ancora di più. Certo è che ci sentiamo protagonisti di un altro evento epocale".

Intanto il progetto di ampliare il parco e dar vita alla nuova ‘savana’ nello spazio subito attiguo al giardino già esistente va avanti: "Si prosegue nella parte amministrativa burocratica – conclude Cavicchio –. E’ certamente una montagna da scalare, ma riteniamo di essere a buon punto. Vorremmo poter partire coi lavori nella prossima stagione per riuscire così a raggiungere qualche risultato nel 2024. Nella speranza che nessuna nuova tempesta arrivi a spazzar via i sogni o anche solo a stravolgere la nostra normalità".

linda meoni