REDAZIONE PISTOIA

Soffocò la madre nel letto. Condanna confermata a 23 anni di carcere

I giudici accolgono la richiesta della Procura Generale. L’avvocato aveva chiesto la perizia psichiatrica, ricorrerà in Cassazione

Patrizio Ruscio mentre viene condotto in tribunale, a Pistoia (AcerboniFotoCastellani)

Patrizio Ruscio mentre viene condotto in tribunale, a Pistoia (AcerboniFotoCastellani)

Pistoia, 27 marzo 2025 – La Corte d’Assise d’Appello ha confermato, ieri mattina, la condanna a ventitrè anni di reclusione per Patrizio Ruscio, il ragioniere pistoiese sessantenne che all’alba del primo giugno 2023 uccise l’anziana madre nel suo letto, nell’appartamento di via Monteverdi in cui la donna viveva da sola da qualche anno. Ottavina Rita Maestripieri aveva compiuto 90 anni da pochi mesi. Non ebbe scampo lei, minuta e fragile, sotto la pressione delle mani del figlio e dopo aver disperatamente lottato morì soffocata. La vicina di casa percepì lunghi minuti di dolorosi lamenti. Ruscio chiamò i soccorsi facendo ipotizzare un’aggressione a scopo di rapina, ma dì lì a poco crollò e confessò il suo atroce delitto davanti al magistrato che ha diretto le indagini dei carabinieri su questa tragedia, il sostituto procuratore Leonardo De Gaudio. Ruscio all’epoca si trovava agli arresti domiciliari, dove scontava un definitivo di tre mesi dopo una condanna per truffa e una finestra, per uscire, dalle dieci a mezzogiorno. Ma all’alba era già in casa della madre, che fu sorpresa nel sonno.

La sentenza di primo grado in Corte d’Assise era stata pronunciata un anno dopo, il 14 giugno 2024. Il difensore di Ruscio, l’avvocato Francesco Stefani del foro di Firenze aveva poi presentato ricorso in appello. Il processo di secondo grado si è celebrato, e concluso, ieri mattina, davanti alla Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Alessandro Nencini. Il procuratore generale aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado e quindi a ventitrè anni di reclusione, ritenendola una pena giusta.

La difesa ha chiesto invece la riforma della sentenza basandosi su due elementi: l’opportunità di sottoporre Ruscio all’approfondimento di una perizia psichiatrica per valutare le sue condizioni, e quindi la capacità di intendere e di volere, al momento del fatto, e ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. La Corte ha accolto la richiesta della pubblica accusa confermando la condanna pronunciata un anno fa. Le motivazioni saranno rese note fra novanta giorni, quindi l’avvocato Stefani, che assiste Ruscio con la collega Chiara Galli di Firenze, ricorrerà alla Corte di Cassazione su queste basi: “Tra il primo e il secondo grado – ci ha spiegato ieri dopo la sentenza – è stato raggiunto un accordo con le persone danneggiate per l’integrale risarcimento dei danni. Il comportamento processuale in carcere è impeccabile, tanto da aver vinto una borsa di studio e ha già sostenuto cinque esami universitari”. Ruscio, come è noto, è iscritto alla facoltà fiorentina di economia.

lucia agati