
Medici in corsia (foto di archivio)
PISTOIAUn dato strettamente provinciale non c’è, ma basta la fotografia regionale 2024 per capire che di allarme si tratta: 2.436. A tanto ammontano i casi di aggressioni contro i sanitari nel 2024 in Toscana, siano essi verbali o fisici, cui si aggiunge quel mondo "sommerso" che in quel dato ufficiale non entra per l’assenza di denunce che lo registrino. Una tendenza per altro in aumento negli ultimi cinque anni (più 35%, dato nazionale) anche nella nostra provincia tanto da richiedere una immediata corsa ai ripari, tradottasi nei mesi scorsi in una serie di incontri convocati dal prefetto Licia Donatella Messina a coinvolgere i professionisti della sanità attraverso i loro Ordini. Obiettivo: raggiungere un’intesa e siglare un protocollo che fissi formalmente la messa in campo di "ogni tipo di azione idonea a prevenire e contrastare il fenomeno".
Un dialogo che continua, insieme a una più ampia riflessione necessaria più che mai in occasione della recente celebrazione, 12 marzo, della Giornata contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. "Da tempo si vedono perpetrati episodi di violenza ai danni del personale sanitario ad opera di pazienti o loro parenti, in particolare nei Pronto Soccorso, nelle psichiatrie e nella continuità assistenziale – è il pensiero della presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Pistoia, Paola David, ieri e oggi a rappresentare la realtà pistoiese a Foggia nell’ambito di un convegno sul tema -. Si è creato un clima di aspettative deluse da parte della popolazione incompatibile con l’attività sanitaria, per cui è necessaria la serenità operativa per poter essere efficace. Una situazione che si inserisce in una lunga fase di criticità da parte di molti medici, spesso sottoposti a carichi di lavoro elevati. Come Ordine ci siamo attivati da anni sul tema della sicurezza e nelle ultime settimane abbiamo partecipato a incontri provinciali con Prefettura, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza e forze dell’ordine del territorio assieme alla Asl e alle professioni infermieristiche, che ringraziamo, per arrivare a un protocollo dedicato. Parallelamente abbiamo chiesto anche un’azione di prevenzione con l’intensificarsi della presenza delle forze dell’ordine, delle misure di protezione come videosorveglianza e controllo all’ingresso nelle strutture sanitarie e anche un’intensificazione dell’attività didattica nelle scuole e informativa verso la popolazione".
Stesso impegno e partecipazione al tema anche per l’Opi-Ordine interprovinciale delle Professioni Infermieristiche di Firenze e Pistoia presieduto da David Nucci che nei giorni scorsi ha messo in piedi un’iniziativa sui temi della comunicazione verso il paziente, strada utile anche questa ad arginare il fenomeno delle aggressioni. Come? Anzitutto governando le proprie emozioni, usando parole ‘calmanti’, evitando i ‘no’ o le negazioni in genere, buone solo a scatenare la rabbia dell’interlocutore."Uno dei problemi è la sola disponibilità del dato emergente, quello cioè riconducibile a denuncia e infortuni – dice Nucci -: oltre a questo però esiste un mondo che nessuno formalmente conosce. Questo ci rende in qualche modo più deboli quando parliamo di violenza, potrebbe far credere che un’emergenza non c’è. Ma il sommerso è tanto e preoccupa. Abbiamo chiesto alle prefetture che quando siano l’ospedale o il pronto soccorso a richiedere l’attivazione delle forze dell’ordine queste siano inviate con priorità massima. Poi, naturalmente, esiste tutta quella serie di questioni strutturali, vedi telecamere di sicurezza e simili, che dovrà essere la Regione con l’Asl a mettere a punto".
linda meoni