
Anastasia Bini
Pistoia, 24 giugno 2015 - Quegli occhiali rossi non potevano nascondere la positività che solo lo sguardo di una bambina, nel pieno della vita, può trasmettere. Ed Anastasia Bini, appena 12 anni, da un anno malata di tumore, martedì sera, con quel video messaggio, preparato prima del ricovero al Meyer, ha davvero fatto centro. Nel silenzio più rispettoso, le centinaia di persone che hanno partecipato all’evento di presentazione dell’associazione che porta il suo nome, «We love Anastasia», hanno scrosciato il primo appaluso dopo le sue parole di benvenuto. Al ristorante Bonadea c’erano tutti a sostenere l’inziativa che è partita qualche settimana fa, con il Bonelle sport village, per volere della stessaAnastasia e della sua famiglia: raccogliere fondi da devolvere all’assistenza domiciliare pediatrica, formare figure che si dedichino esclusivamente a tutti quei bambini che soffrono non solo di patologie oncologiche ma anche di malattie croniche. E’ stato il babbo di Anastasia, Gianluca, a raccontare l’iter che ha portato alla nascita di questa associazione guidata dallo zio della bimba, Simone Bini. «La malattia di mia figlia ci è piombata addosso inaspettata e all’inizio avevamo tanta paura – ha raccontatato con gli occhi lucidi Gianluca che insieme alla moglie Emanuela lotta da un anno per la piccola -.Poi, una volta entrati al Meyer, qualcosa è cambiato. Alla paura è subentrata la forza che ci ha donato non solo il sorriso di Anastasia ma anche tutto il personale medico del reparto oncologico. Non solo, un ringraziamento particolare va alla pediatria di Pistoia, al dottor Agostianiani e alla dottoressa Barontini. Ci hanno preso per mano e ci stanno accompagnando in questo percorso».
Anastasia si sta sottoponendo da tempo a cicli di chemio e radioterapia ma il problema per la famiglia è subentrato quando, tra un ricovero e l’altro, la bimba è tornata a casa ed ha avuto quindi bisogno di assistenza domiciliare. L’Asl garantisce la presenza infermieristica ma certamente non specializzata sui bambini. E così, i «tre angeli» che assistono tutt’oggi la piccola, Marta, Carlotta e Riccardo dell’Asl 3, in stretto rapporto con la pediatria del San Jacopo, hanno letteralmente imparato ad assistere Anastasia in maniera «diversa» dagli adulti, rendendosi disponibili anche fuori turno, giorno e notte . Un bagaglio prezioso che Anastasia vuole donare a tutti i bambini malati come lei. Un varco da aprire in Regione. «Tecnicamente non ci sono differenze – ha spiegato il primario di pediatria del San Jacopo, Rino Agostiniani, presente alla serata insieme alla dottoressa Barontini e a molti altri medici che si occupano di Anastasia – E’ l’approccio e il sistema nella sua globablità che deve essere diverso. I bambini reagiscono in maniera differente dagli adulti e hanno altre esigenze». Presto sarà organizzata una tavola rotonda al San Jacopo per capire come indirizzare le prime risorse. Tutti possono contribuire al sogno di Anastasia. Basta visitare il sito web dedicato www.weloveanastasia.org e seguire le indicazioni.
Michela Monti