Abbiamo rivolto alcune domande ai responsabili del Teatro Patologico di Roma.
Quando e da chi è nata l’idea di un teatro come il vostro? "Nel 1980, dall’intuizione di Dario D’Ambrosi: ha visto il teatro come uno strumento potente capace di donare voce in particolare a coloro che vivono con disabilità psichiche o fisiche".
Credete molto nella teatroterapia? "Sì – ha spiegato Ines, una responsabile del Teatro Patologico – attraverso il processo teatrale, i nostri attori possono affrontare difficoltà emotive e psichiche, riscoprendo la propria identità, la fiducia in sé e il senso di appartenenza".
È difficile trovare attori per la vostra compagnia? "No, anzi, c’è una grande voglia di partecipare".
C’è ansia tra gli attori prima di salire sul palco? "Sì, ogni performance è un atto di coraggio e una conferma che il teatro è un potente strumento di trasformazione".
Ragazzi, cosa vi ha spinto a fare teatro? "Il teatro – ha detto Sara – ci ha offerto un’opportunità unica di esprimere noi stessi, di affrontare le nostre paure ed emozioni in modo creativo". Mentre per Alessio "E’ una via di libertà, dove possiamo essere noi stessi senza giudizio". Secondo Valeria "Ci ha permesso di sentirci più forti e più compresi" e per Fabio "Siamo più forti di una bomba atomica".