Tentò di uccidere la ex: "Lui diceva: ora l’ammazzo"

L’aggressione a Cutigliano. Il racconto in aula dei vicini e dei soccorritori

Due voci distinte di uomini, nel cuore della notte. Uno dei due gridava: "Ora l’ammazzo", e l’altro lo avrebbe incalzato: "Se non la fai finita, ti ammazzo io". Sono le urla che sono state udite dai vicini di casa nella drammatica notte del 14 maggio di due anni fa, in una palazzina al centro di Cutigliano. Il racconto di quella notte di sangue e terrore è stato ripercorso ieri, nell’aula Signorelli del Tribunale di Pistoia, dai vicini di casa e da uno dei soccorritori che intervennero sul posto, davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Billet. Le indagini, dirette dal sostituto procuratore Giuseppe Grieco, lo ricordiamo, sono state condotte dai carabinieri. Imputato, con l’accusa di di duplice tentato omicidio e di calunnia, l’informatico fiorentino Alex Antonelli, di 42 anni. Quella sera, secondo la ricostruzione dell’accusa, Antonelli, mosso dalla gelosia per la decisione della ex compagna di interrompere la loro relazione, l’aveva aspettata nella casa che lui aveva affittato a Cutigliano, dove la donna viveva e della quale lui aveva le chiavi. La donna rientrò in compagnia di Fenzo Ferretti, e lui aggredì lei e poi anche l’altro. La donna fu ricoverata in prognosi riservata. Sempre in base all’accusa formulata dal pm, Antonelli colpì il Ferretti con lo stesso coltello e con un vanghetto d’acciaio, ferendolo al capo e in altre parti vitali del corpo. Per l’accusa Antonelli era determinato a ucciderli entrambi. Pur sapendoli innocenti,

secondo la ricostruzione dell’accusa, Antonelli presentò una querela accusando sia la ex compagna che il Ferretti di averlo aggredito e accoltellato.

Secondo quanto raccontato ieri, quel litigio non sarebbe stato il primo: già un’altra volta erano state sentite urla e il rumori sospetti da quell’appartamento, dopo che la coppia vi si era trasferita. Ma la gravità della situazione la notte del 14 maggio è stata chiara solo all’arrivo dei soccorritori. Ad aspettarli, davanti al portone con un alare in mano e insanguinati, c’era lo stesso Ferretti: era stato lui a chiamare il 118, pochi minuti prima. Dentro l’appartamento, un lago di sangue. Nel bagno, seduto a terra c’era quello che Ferretti aveva indicato come l’aggressore: Antonelli. Nella camera da letto, come ha raccontato uno dei soccorritori, la donna, distesa in un lago di sangue, cosciente ma paralizzata dal dolore, per le ferite ricevute e la grave emorragia in corso.

"Abbiamo subito capito che la situazione sanitaria era grave – ha raccontato ieri in aula uno dei soccorritori – Aveva diverse ferite di arma da taglio, due più superficiali, al braccio e all’inguine, e una coltellata di punta, che ci aveva fatto allarmare".

Insieme ai soccorsi, sono poi arrivati carabinieri, che hanno scattato foto e girato i video dell’appartamento: sangue nel corridoio, nel soggiorno, per terra e sulle pareti di casa, scrostate per i colpi inferti sul muro da un attizzatoio. Una scena da film dell’orrore quella che i carabinieri della compagnia di San Marcello si sono trovati. Il processo riprende a maggio, per ascoltare altri testi.

Martina Vacca