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Un operaio del settore cazaturiero (archivio)
PISTOIAL’analisi sull’andamento di economia ed esportazioni per quel che riguarda la nostra provincia è in chiaroscuro, secondo quelli che sono i dati emersi dalla presentazione del "Rapporto Irpet sulla congiuntura economica" regionale. Nello specifico, i dati pistoiesi che sono stati messi in evidenza sono quelli del comparto della moda, ovvero i prodotti tessili e le calzature con segnali alquanto allarmanti alla voce dell’export. Nel corso del 2024, infatti, per il comparto tessile si registra una contrazione del -15% nel periodo che va dall’aprile 2023 a settembre dello scorso anno con picchi allarmanti che si sono avuti a cavallo del cambio di anno superando addirittura il -21%. Numeri col segno meno ancora più pesanti di quelli della vicina Prato e che, di fatto, può essere intesa come una normale prosecuzione dell’attività manifatturiera della zona, in particolar modo nella piana fra Quarrata, Agliana e Montale. Va detto però che, dal secondo trimestre 2024 si è assistito ad una decisa controtendenza facendo registrare anche un +4,4% nel periodo estivo in termini di esportazioni all’estero. Tutto questo va contestualizzato sulla debolezza dell’intera manifattura toscana e che viaggia con un -4,3% di produzione industriale a fine settembre scorso, segnale che il mercato interno è in grossa difficoltà.
Discorso leggermente diverso per l’export delle calzature, comparto che riguarda da vicino la Valdinievole: il calo complessivo è più basso del tessile (-11,7%) ma l’ultimo trimestre analizzato vede una diminuzione del -6,2% che non fa presagire niente di buono in vista del 2025. Dati che, comunque, tengono Pistoia in una situazione ancora migliore rispetto a Firenze e Pisa dove la crisi è ancora più strisciante.Legato ai numeri dell’export c’è, ovviamente, il dato complessivo dell’occupazione e anche in questo frangente la fotografia della provincia – sempre per il comparto moda – è in chiaroscuro. Nel tessile, negli ultimi sei semestri solo in una circostanza si è arrivati ad avere un valore negativo (a giugno 2024 con un calo del -0,9%) ma la cumulata complessiva da aprile 2023 a settembre 2024 parla di una crescita dello 0,7%: non sarà tantissimo, ma in una situazione mondiale così complessa è comunque un segnale incoraggiante. Discorso differente, come preventivabile, per la calzatura: il calo generale è del -4% nell’arco dell’ultimo anno e mezzo ma nei sei mesi più vicini a noi la negatività è molto più pesante con il -4,8% nel secondo trimestre e addirittura il -8% nel terzo trimestre 2024. Ecco perché il calzaturiero, in questo momento, ha bisogno di maggiori attenzioni e sostegni per non dover pagare un conto troppo salato di fronte alla crisi.
Saverio Melegari