Linda Meoni
Cronaca

“Ogni cosa è tossica per me”: il calvario di Claudia Ranieri per una rara sindrome

Da dieci anni deve fare i conti con la Sensibilità Chimica Multipla: “Ho speso più di 100mila euro e mi serve una casa. La Regione riconosca i livelli essenziali di assistenza”

Claudia Ranieri

Claudia Ranieri

Pistoia, 7 gennaio 2025 – La sua vita è diventata la compilazione di una lista nera. Tra quelle righe tutto ciò che per lei risulta “tossico”, fosse un semplice prodotto di uso domestico. Persino l’inchiostro delle stampanti. Tutto questo si traduce in una vita completamente riadattata dove non possono entrare libri né detersivi, né qualsiasi altro oggetto capace di innescare in lei un cosiddetto “attacco neurotossico”. Per Claudia Ranieri, 56 anni, da dieci anni l’incubo è quotidiano. Da ogni punto di vista: psicologico, fisico, persino economico. Perché per poter riadattare quel suo vivere ha dovuto investire somme impensabili. Un lavoro da Oss che non basta più, un affitto da pagare per una casa che, comunque, non ha i requisiti adatti per accoglierla. Tutto inconciliabile con quel suo desiderio di vita normale.

All’origine di tutto c’è una Sindrome Immuno Neurotossica Ambientale tipica della Sensibilità Chimica Multipla (Mcs) complicata da una serie di altre patologie che Claudia ha come la fibromialgia, l’asma bronchiale e la Malattia Charcot-Marie-Tooth. Ma quella “Mcs” (certificatale dal professor Giuseppe Genovesi del Policlinico Umberto I di Roma) è una sorta di ‘travaglio’ per la medicina ufficiale: il dibattito è timido, lo scetticismo alto, la diagnosi complessa. Questo si traduce in cure a totale carico dei pazienti.

“All’inizio di tutta questa storia mi è capitato spesso di non essere creduta, di essere rifiutata dai reparti, di non essere presa in carico dai medici – racconta lei –. Sono stata trattata come una malata psichiatrica. Ho girato per ospedali perché qualcuno potesse dare un nome a quel che avevo. Così è accaduto con il professor Genovesi. Ma il mio è un vero calvario, la mia vita è cambiata totalmente: negli ultimi tre anni ho sostenuto spese riconducibili alla Mcs per più di centomila euro. Uso prodotti appositi, ho dovuto rivestire i mobili di casa e ricoprire i fili elettrici per via della elettrosensibilità di cui soffro, ho dovuto ricomprare i vestiti. Sembrava avessi trovato beneficio e invece da marzo riecco i problemi. Acuti. La notte è il momento peggiore. Le concentrazioni di una qualche sostanza a me ignota diventano insostenibili. Arrivano le crisi. La pressione schizza su e giù, ho la tachicardia, mi sento il respiro strozzarsi in gola. Allora mi capita spesso di correre in pronto soccorso, ma la beffa è che dagli esami sommari che vengono fatti sul momento non emerge niente. E torno a casa. Ma poi è tutto come prima”.

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Il chimico Marco Rocchi

Il problema è, sostiene Claudia, qualche sostanza sprigionata dagli immediati dintorni della sua casa, tanto che negli ultimi giorni è diventato tutto così insostenibile da doversi trovare un tetto altrove. Ma è evidente che la situazione non può durare. “La prima urgenza? Trovare una casa. E poi – conclude Claudia – che la Regione Toscana riconosca alla Mcs i livelli essenziali di assistenza. Io per questa sindrome sto perdendo tutto”. Nel tentativo d’indagare il colpevole Claudia ha inoltre pagato un chimico che potesse compiere dei ‘prelievi’ in casa.

“La mia raccolta era volta alla ricerca di composti organici – spiega il chimico Marco Rocchi -. È emerso un quantitativo seppur basso di formaldeide la cui provenienza, interna o esterna, non è però determinabile. Ciò non esclude che sia presente anche qualche altra sostanza. Sono solo un chimico ma posso dire, per esperienze precedenti, che questi soggetti Mcs quasi sempre si rivelano naturali sensori di problemi reali”.