Linda Meoni
Cronaca

Restituire di nuovo la vita. Dipartimento donazione, Girardi nominato direttore a Pistoia: “Siamo all’avanguardia”

Prestigioso incarico per lo specialista pistoiese impegnato da venticinque anni. “Ai familiari offriamo una possibilità che nell’elaborazione del lutto è terapeutica”

L’ingresso del blocco operatorio. Da sinistra: Fioravanti, Girardi, Di Renzo e Michelagnoli

L’ingresso del blocco operatorio. Da sinistra: Fioravanti, Girardi, Di Renzo e Michelagnoli

Pistoia, 30 gennaio 2025 – Empatia, équipe e infine, va da sé, professionalità. Mancando anche solo uno di questi elementi il percorso sarebbe impraticabile. Non a Pistoia, non in zona di competenza Ausl Toscana Centro dove, pur nella complessità e delicatezza del momento – la morte, la vita – nel tempo si è riusciti a scrivere tante storie a lieto fine. Qui dallo scorso primo gennaio il dottor Eufrasio Girardi, volto e competenze note nella realtà ospedaliera, ha assunto il ruolo di direttore della Sosd (Struttura organizzativa semplice dipartimentale) Donazione Organi. Un incarico che rende merito a un impegno profuso con passione e competenza per venticinque anni, da tanto il dottor Girardi a diverso titolo opera nel settore della donazione organi.

A fare il paio con tanta professionalità, un dato evidente: la Toscana è terra di generosi. Lo dice il Ministero nel recente e tradizionale report di inizio anno, con 105,4 donatori per milione di abitanti nella nostra regione (la media nazionale è di 54,9). Da primato anche il tasso toscano di donatori utilizzati: 49,9 per milione di persone, contro la media nazionale di 30,2. A questo si aggiunge un altro dato a forte segno più, quello relativo all’attività trapiantologica: da 80 trapianti per milione di abitanti nel 2023, nel 2024 si è arrivati a 99,6, con un aumento in Toscana in particolare dei trapianti di fegato, ma anche di rene e polmone. Parallelamente anche il tasso di opposizioni si è ridotto, passando dal 2023 al 2024 dal 33 al 30 per cento seppur crescono, come nel resto di Italia, quelle dichiarate al Comune al momento del rilascio della carta d’identità elettronica. “Da tanti anni – dice il direttore – siamo all’avanguardia in questo campo. Il report 2024 conferma la grande rete: l’organizzazione toscana funziona”.

Decisive informazione e divulgazione, anche a scuola: come ci si è mossi?

“L’ufficio educazione alla salute ci mette nella condizione di andare nelle scuole superiori e incontrare i ragazzi. Ci rivolgiamo alle classi quarte e quinte, coloro cioè che hanno l’età per esprimersi in tema di donazione organi sulle carte di identità. Quando incontriamo i giovani spieghiamo in modo semplice il processo. È educazione alla salute e altruismo: la donazione è un atto di generosità che se finalizzato a nuova vita assume un significato enorme”.

Il suo è un costante bilico tra dolore e gioia. Come ci si relaziona coi familiari dei pazienti?

“Si tratta di offrire una possibilità che nell’elaborazione del lutto è terapeutica, senza forzare o adoprare tecniche comunicative particolari. Spieghiamo loro ogni passo del percorso, garantiamo costante sostegno dei professionisti. Questa modalità di accompagnamento ci ha sempre permesso di avere percentuali di opposizione basse”.

Donazioni da una parte, trapianti dall’altra: che attese ci sono in Toscana?

“In Italia esiste un sistema di rete, che è il Centro nazionale trapianto operativo. Ogni volta che si segnala il potenziale donatore si attiva il sistema nazionale che va a individuare attraverso gli altri centri una possibile emergenza, ovvero quei pazienti la cui ultima e unica opzione è la sostituzione dell’organo. Non più, dunque, l’urgenza regionale, ma nazionale: una volta individuato un organo in qualsiasi centro di rianimazione si trovi le équipe chirurgiche si attivano e partono con qualsiasi mezzo”.

Tra le più importanti e recenti novità, la tecnica a cuore fermo. In cosa consiste?

“Siamo partiti nel 2024. Il rianimatore, viste le cure ormai futili, propone alle famiglie la desistenza terapeutica, cioè di non accanirsi su una persona che ormai non c’è più. Raggiunto l’assenso, subentriamo noi del coordinamento donazione proponendo quel tipo di percorso. Il paziente-donatore viene portato ad arrestarsi. Super specialisti dell’Ecmo Unit di Careggi attuano una circolazione finalizzata a preservare l’organo da prelevare. I tempi sono stringenti, ogni minuto è prezioso a conservare l’idoneità. Quest’anno a Pistoia e Pescia abbiamo fatto quattro tipologie di Dcd, di cui tre andati a buon fine”.

Il lavoro d’équipe è quindi centrale...

“Lo è, proprio perché, come detto, il processo nasce in rianimazione. Ma le strutture coinvolte sono tante, dal laboratorio analisi al blocco operatorio ai neurologi. Devo dire che a Pistoia e Pescia abbiamo persone di grande sensibilità, professionalità e preparazione”.

Quand’è che ha capito che la donazione era la sua strada? “Sono stato libero professionista fino al Duemila. Poi venne un bando all’Ordine dei medici. All’inizio era certamente strano: l’impatto con la morte è terribile se si pensa che la finalità del medico è salvare. In Regione era stato attuato un programma di donazioni anni prima, ma ancora era in corso la ricerca di persone adatte che riuscissero a fare questo lavoro. Devi crederci, ma devi anche sviluppare empatia con le persone. Accettai di provare e mi trovai bene da subito, grazie anche a un gruppo di medici pionieri che mi ha supportato. A questo ho aggiunto una formazione particolare con un master al Sant’Anna di Pisa. E poi c’è stata l’esperienza in Croce Rossa, dal 1989 al 1996. In me l’idea di rete e servizio esiste da sempre”.