"Sono passati tre anni dalla morte della mia Luana e nulla è cambiato. Per me il dolore aumenta giorno dopo giorno. Come aumentano le morti sul lavoro. Tutti dovrebbero ricordare che dietro ai quei numeri ci sono persone". Emma Marrazzo, mamma di Luana D’Orazio, la giovane di Agliana, morta il 3 maggio del 2021 stritolata dall’orditoio a cui era addetta nella fabbrica ("Orditura srl") di via Garigliano a Montemurlo, sta rientrando da Roma dove ieri si è recata per promuovere la petizione a sostegno dell’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Marrazzo ha firmato una petizione rivolta al presidente del Senato Ignazio La Russa perché la legge (per la quale sono state raccolte 50.000 firme) sia presa in considerazione nei lavori del parlamento.
Ad accompagnare Marrazzo, come sempre, c’era Cinzia Della Porta, presidente di Rete Iside. "Abbiamo consegnato la petizione ai senatori Mariolina Castellone, Stefano Patuanelli, Luca Pirondini e Ada Lopreiato dei Cinque Stelle – aggiunge la mamma di Luana – Si faranno portavoce in Senato per depositare la richiesta di legge. Mi auguro che il resto dell’opposizione sostenga la causa. Si parla della vita di tante persone, troppe".
Dalla morte della figlia, avvenuta a soli 22 anni, Emma Marrazzo ha portato avanti la sua battaglia perché gli incidenti sul lavoro venissero fermati, perché sua figlia da allora involontariamente è diventata "un simbolo" delle morti bianche. "Non è stato fatto nulla – aggiunge –, anzi i morti aumentano. Quelle persone sono padri, figli, mariti e noi siamo dei sopravvissuti. Siamo degli zombie".
Emma Marrazzo ricorda come sua figlia abbia girato quattro volte dentro alla macchina che l’ha stritolata prima che qualcuno si accorgesse di lei. "Luana è morta perché i titolari (Luana Coppini e Daniele Faggi) della ditta dove lavorava hanno tolto volontariamente le sicurezza a quel macchinario – spiega ancora –. Se ci fosse stato quel cancello di sicurezza, mia figlia adesso sarebbe qui e mio nipote che ha solo otto anni avrebbe ancora la mamma. Lui non chiede più quando tornerà dal lavoro, ha capito. I titolari, invece, hanno patteggiato pene a due anni e un anno e mezzo. La fabbrica non ha mai fermato la produzione. E io non ho più una figlia".
Marrazzo si rivolge direttamente al ministro della Giustizia Carlo Nordio che, un paio di mesi fa intervenendo in parlamento, aveva escluso categoricamente la possibilità di introdurre una legge del genere. "Mi rivolgo anche a lui – conclude – Non si può togliere le sicurezze e dire che non c’è dolo.- Non cerco vendetta o punizioni ma giustizia".
Laura Natoli