Le residue speranze di avere un ambulatorio pediatrico aperto sulla Montagna pistoiese erano affidate al bando scaduto due giorni fa, dopo che quello precedente era andato deserto. Così, salvo l’individuazione di una soluzione che la Società della Salute ha allo studio, dal primo ottobre rimarranno senza assistenza almeno 236 bambini con età inferiore ai sei anni e 104 ragazzi nella fascia da 6 a 14 anni, che a oggi sono assistiti dalla dottoressa Leila Capuzzo. Il totale potenziale della dottoressa dovrebbe essere 715 pazienti, poco meno del massimo consentito che gliene riconosce fino a 800. Nella fascia da zero a sei anni quello di essere seguito da un pediatra è un obbligo, mentre in quella da 6 a 14 sono i genitori a decidere se affidare il figlio al medico di medicina generale. E poichè ci sono stati diversi cambi di professionista, per non affrontare incertezze molte famiglie hanno optato per affidare il minore al medico di famiglia invece che allo specialista. Questo ha, in una certa misura, ridotto il numero degli assistiti e, di conseguenza, della remunerazione. A suo tempo fu escogitato un meccanismo che, accorpando la zona della Montagna con Pistoia permetteva a tutti i pediatri della provincia di fare ambulatorio nei due Comuni interessati. Ma la toppa è risultata peggiore del buco in quanto nessuno si è manifestato favorevole ad affrontare i disagi del prestare servizio in Montagna. Da questa presa d’atto si è tornati a prendere in considerazione la possibilità di restituire alle terre alte una sorta di autonomia. Anche il consigliere regionale Alessandro Capecchi ha espresso preoccupazione: "Alla luce di quanto è stato detto, permane il rischio che nella zona della Montagna Pistoiese ci siano centinaia di famiglie senza adeguata assistenza pediatrica per i loro bambini. Da parte mia continuerò a seguire gli sviluppi di una vicenda molto preoccupante, che richiede una riflessione seria sul sistema sanitario toscano e l’adozione di misure eccezionali".
Andrea Nannini