REDAZIONE PISTOIA

Una trappola infernale: "L’acqua stava salendo e non potevamo uscire". Salvate da tre ’angeli’

L’emozionante racconto di Debora e Naomi, tra disperazione e sollievo. Le due commesse quarratine si sono ritrovate bloccate in negozio. Poi l’arrivo della municipale e di Giuntini che ha spaccato la vetrina.

Una trappola infernale: "L’acqua stava salendo e non potevamo uscire". Salvate da tre ’angeli’

Gli occhi che si riempiono di emozioni. Le lacrime che vorrebbero scendere ma sono trattenute da un abbraccio. Debora e Naomi stanno spalla a spalla, adesso mentre raccontano come sette giorni fa si facevano forza a vicenda. Erano da poco passate le 19 di quella maledetta serata che ha stravolto Quarrata: l’acqua davanti al negozio di telefonia, dove lavorano, in piazza Risorgimento, stava salendo leggermente già dal tardo pomeriggio ma loro pensavano fosse come sempre, che le grate del marciapiede al di sotto del livello strada fossero nuovamente ostruite. Tuttavia dopo poche decine di minuti la situazione precipita e si manifesta in tutta la sua drammaticità. Debora e Naomi stavano finendo il loro turno di lavoro quando quei dieci centimetri di accumulo a terra davanti alla porta si sono rapidamente trasformati in un metro e mezzo di acqua limacciosa e irruenta.

"La porta era bloccata e l’acqua stava entrando. Abbiamo capito che eravamo in trappola – raccontano le ragazze –. Cercavamo inutilmente di contrastare il flusso continuo che invadeva il negozio, ma anche di farci vedere con le torce dei cellulari, di far capire che eravamo qua dentro ai mezzi coi lampeggianti che vedevamo in lontananza. Ma niente. E allora ci siamo sorrette a vicenda, quando con la forza di una quando con quella dell’altra". Momenti concitati di ansia mentre anche dentro al negozio la situazione si stava complicando. Ma nel dramma la speranza si è impersonificata in due agenti della Municipale di Quarrata, Daniele Neri e Alessandro Alia, nonché in Massimo Giuntini, che ha una ferramenta a poche decine di metri. "Quando abbiamo visto Massimo abbiamo detto ’siamo salve, riuscirà a trovare il modo per farci uscire’". E alla fine così è stato perché, come ha spiegato il diretto interessato, "c’era bisogno di un attrezzo speciale per rompere il vetro antisfondamento. Avevo l’acqua fino al torace, ma ci siamo riusciti. Una volta spaccato il vetro della porta abbiamo portato le due ragazze in salvo, abbiamo dato loro abiti asciutti e abbiamo cercato di confortarle".

L’emozione nasce sul viso del salvatore, quell’uomo possente e determinato, dal cuore grande. E a tutti e tre gli uomini, che hanno pensato al loro bene, le due ragazze sono davvero grate. "Anche se ancora adesso ripensandoci, e sentendo parlare di allerte meteo, ammettiamo che l’ansia e la preoccupazione salgono – confessano Debora e Naomi –. Il giorno dopo eravamo qua a pulire e cercare di mettere in ordine il negozio devastato dall’alluvione, abbiamo lavorato e non abbiamo pensato. Ma poi, nei giorni a seguire, rallentando, abbiamo cominciato a elaborare a quelle che abbiamo vissuto, al concreto pericolo che succedesse qualcosa di butto. E come quella sera, anche adesso ci facciamo forza".

"Sono salve, ma erano come in gabbia dentro al negozio con l’acqua che continuava a salire – racconta Claudia Brachi, la titolare del negozio –. Dalle 19 ho cominciato a chiamare carabinieri e protezione civile senza alcun risultato. E nessuno ci faceva arrivare in piazza perché c’era un fiume, era tutto bloccato. Sono stata un’ora e mezza a cercare soccorsi. Poi mi ha risposto la municipale e alle 22 due agenti sono intervenuti, allertando a loro volta Massimo Giuntini e riuscendo a portare le ragazze al sicuro. Sì i danni al negozio ci sono, ma quella che sento forte è la responsabilità verso le mie due ragazze – conclude – e la cosa importante è che siano salve".

Gabriele Acerboni