Pistoia, 22 marzo 2021 - Cinquantasei persone denunciate, 53 notizie di reato, 24 sequestri penali di rifiuti agrochimici (fitofarmaci) contenenti sostanze pericolose, oltre 3 tonnellate di prodotti sequestrati, circa un milione di euro di sanzioni elevate. È il risultato di un'indagine dei carabinieri forestali di Pistoia, partita a Pistoia nel 2018 e che si è poi estesa ad altre parti della Toscana e ad altre regioni italiane. L'inchiesta ha riguardato il rispetto della normativa vigente in merito all’utilizzo e conservazione di prodotti fitosanitari in agricoltura. I forestali, coadiuvati anche dalle altre articolazioni dell’Arma, hanno accertato centinaia di violazioni amministrative e penali a carico di decine di aziende agricole che utilizzavano i prodotti chimici (insetticidi, fungicidi e diserbanti) con autorizzazione al commercio revocata, in alcuni casi, anche da diversi anni. L'attività di controllo in questo settore è di particolare importanza in quanto non solo tende alla protezione dell'ambiente ma soprattutto alla tutela della salute umana. I fitofarmaci, infatti, se non correttamente utilizzati, finiscono nella catena alimentare e possono potenzialmente creare problemi alla salute umana. A seguito di alcuni controlli a campione risultati sempre irregolari, il Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Pistoia ha effettuato una serie di accertamenti mirati che hanno riguardato sia attività di commercio che di impiego diretto nei vivai o in aziende a produzione di ortaggi destinati ad essere immessi nel circuito della grande distribuzione e quindi all’alimentazione umana. Le attività illecite accertate hanno visto medi e grandi rivenditori di prodotti agricoli che continuavano a vendere ai coltivatori toscani prodotti fitosanitari con autorizzazione del Ministero della Salute “revocata” già da tempo, in alcuni casi anche da diversi anni. Gli agricoltori, spesso ignari, provvedevano quindi a spargere sui terreni e sulle loro colture, anche destinate all'agroalimentare, prodotti chimici che avrebbero dovuto essere invece destinati allo smaltimento come rifiuti speciali.
Le indagini non si sono fermate a Pistoia, ma sono proseguite per l’intera Toscana, portando all’apertura di altri fascicoli presso la Procura della Repubblica di Firenze evidenziando un traffico illecito anche nelle provincie di Firenze, Prato, Pisa e Lucca.
Il fatto che la normativa di settore preveda che i soggetti coinvolti nel commercio e utilizzo tali prodotti, proprio per la loro pericolosità per l’ambiente e per la salute pubblica, debbano essere muniti di apposito “patentino” esclude “l’ignoranza scusabile” e conferma il dolo da parte di queste aziende coinvolte che in effetti traevano un doppio profitto da tale condotta: da una parte risparmiavano i costi di smaltimento dei rifiuti speciali e dall’altra fatturavano introiti da prodotti in realtà invendibili.