Vaccini: Pistoia in coda. Percentuali troppo basse: "Non si valutano i rischi"

La campagna partirà il 7 ottobre negli ambulatori dei medici di famiglia. Il dottor Pace (Fimmg): "Siamo fermi al 60%. Obiettivo auspicato il 75...".

La campagna vaccinale antinfluenzale dovrebbe iniziare dal 7 ottobre (la delibera regionale è di queste ore), dando come sempre la precedenza alle Rsa (dal primo ottobre) e proseguendo negli ambulatori dei medici di famiglia. E quest’anno Pistoia dovrà fare un salto in avanti, se vorrà liberarsi del dato che la vede maglia nera tra le province in Toscana per la copertura vaccinale. L’anno scorso, infatti, negli ambulatori dei medici di famiglia si è arrivati a vaccinare in media solo il 60 per cento degli aventi diritto: gli over sessanta, i pazienti fragili e con patologie croniche e le persone a rischio per la professione svolta (sanitari, personale scolastico e delle forze dell’ordine). Un dato su cui i medici di famiglia invitano la popolazione a riflettere.

"Quella che si percepisce – spiega il segretario provinciale dei medici di famiglia, dottor Giuseppe Pace – è un’alterata valutazione del rischio da parte dei soggetti fragili che porta ad avere meno fiducia nella necessità di sottoporsi alla vaccinazione, sia che si tratti di quella antinfluenzale che di quella anti Covid. La Regione Toscana invece parla chiaro: l’obiettivo auspicato è di raggiungere, almeno, il 75 per cento della popolazione avente diritto, ma l’obiettivo ottimale sarebbe quello del 95 per cento". Nessun problema riguardo all’approvvigionamento delle dosi vaccinali, che come ogni anno arriveranno puntuali e in quantità negli ambulatori dei medici di famiglia. "Da parte della Regione non ci sono stati problemi nella consegna delle dosi nemmeno l’anno scorso – chiarisce il dottor pace – il nodo evidentemente è diverso: il lavoro sul campo sarà far passare il messaggio che il vaccino, oltre che non rischioso, è anzi necessario per alcune categorie di pazienti. Nei mesi estivi, inoltre, abbiamo assistito a un incremento di virus di vario genere e soprattutto di Covid, anche se non siamo in grado di avere il dato reale, perché il numero delle persone che effettua il tampone si è, ahimè, ridotto drasticamente. In sostanza c’è tantissimo sommerso: la gente ha continuato a non testarsi, e questo ha chiaramente messo più a rischio i soggetti fragili e con patologie croniche. Ora che ci avviciniamo ai mesi più freddi, i virus aumenteranno, e dunque il rischio di contagio, sia per la patologia influenzale che per quella da Covid, ma più che altro per le loro complicanze nei soggetti più fragili".

M.V.