Il vero boom c’è stato dopo la pandemia, alla fine di quel tunnel nero dentro il quale molte situazioni sono deflagrate e soprattutto dentro il quale più difficile era trovare il coraggio di denunciare la persona con la quale si era costretti a stare notte e giorno. Si parla di violenza domestica, ma anche di reati come lo stalking, i maltrattamenti, le violenze sessuali, gli abusi. Tutti casi che rientrano nella normativa del codice rosso, anzi da "codice rosso rafforzato", che ha reso ancor più stringente la griglia entro la quale si muove chi per primo deve intervenire, la magistratura e attraverso di essa le forze dell’ordine.
Un lavoro importante, che ha dato importanti risultati quello messo in campo dai magistrati pistoiesi, a dirlo è lo stesso Procuratore Capo, Tommaso Coletta. Partiamo da alcuni dati. Nel periodo che va dal 15 ottobre 2020 al 20 ottobre 2024 la Procura di Pistoia ha preso in esame 2.895 procedimenti. Ma è il raffronto con il periodo post pandemia che dà conto della situazione. In un anno, nel 2020, sono stati 602 i procedimenti da codice rosso, nel 2024, in un anno, sono saliti a 820, segnando un aumento di 218 procedimenti. Ad oggi, dal primo ottobre al 14 novembre sono state 64 le denunce arrivate e di queste 27 sono sfociate in una richiesta di misura interdittiva, che è stata poi disposta dal giudice per le indagini preliminari. Si parte dal divieto di avvicinamento alla persona offesa (molto spesso con l’applicazione del braccialetto elettronico), misura che troppe volte però viene violata e dunque si passa ad un aggravamento della stessa, ovvero agli arresti domiciliari fino al carcere.
"Il carcere è sempre l’estrema ratio", spiega il procuratore capo Coletta. Sta di fatto che spesso, nel contesto in cui questi reati si consumano, c’è anche una difficoltà a trovare una casa dove poter applicare la misura degli arresti domiciliari.
"Ciò che è cambiato sono i nostri tempi di intervento e l’efficacia dello stesso – spiega il dottor Coletta – In base al codice rosso rafforzato, infatti, entro tre giorni dall’avvio del procedimento, il pm deve decidere se è necessario risentire la persona offesa o se la sua denuncia contiene gli elementi sufficienti per procedere. Poi entro trenta giorni deve valutare se richiedere o no la misura cautelare. Il procuratore capo ha due tempi di intervento per verificare l’andamento del fascicolo: il primo al termine dei tre giorni, e successivamente al termine dei trenta giorni. Laddove al termine dei trenta giorni il magistrato richieda la misura cautelare, il fascicolo torna dal procuratore capo che appone un ’visto’".
Un altro aspetto importante riguarda il coordinamento di tutti gli organi di polizia. "A febbraio del 2023 – aggiunge il dottor Coletta – abbiamo dettato le linee guida per la gestione delle indagini nei casi di maltrattamenti e in materia di fasce deboli, per tutte le polizie giudiziarie del territorio. Dalla chiamata al 118 o al 112, fino alle istruzioni alla pattuglia che effettua il primo intervento, e ancora dopo, alle modalità con cui gli operatori di Polizia giudiziaria devono acquisire la denuncia querela. Si tratta di passaggi che servono ad acquisire il maggior numero di informazioni, perché al magistrato arrivi un fascicolo il più completo possibile. Nei due incontri formativi nella biblioteca San Giorgio, hanno partecipato in duecento".
"Come ufficio – aggiunge Coletta – abbiamo partecipato al protocollo del codice rosa, per sensibilizzare gli operatori del pronto soccorso ancor prima che arrivi la querela da parte della vittima".
Martina Vacca