Pistoia, 29 novembre 2023 – L’inizio dell’incubo sarebbe da far risalire al periodo pre Covid, quando il marito aveva perso il lavoro, sei mesi dopo essere stato condannato a un anno per tentato furto. Era il 2019 e l’uomo, 44 anni, albanese, era caduto in un vortice di depressione e alcol. Due micce, che avrebbero innescato le violenze sulla moglie. E’ stata questa la ricostruzione che la stessa vittima ha reso ieri mattina in aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Alessandro Buzzegoli, al latere Pasquale Cerrone e Paolo Fontana. L’uomo, che è a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, aggravati dalla ubriachezza, e per lesioni (con l’aggravante di aver commesso il fatto davanti alla figlioletta), un anno fa era stato allontanato dalla casa familiare su disposizione del gip Luca Gaspari. Ma da qualche tempo, marito e moglie avrebbero avuto un riavvicinamento (è stata lei a chiedere la revoca della misura), nonostante la denuncia che lei stessa aveva sporto dopo l’ennesima violenza. Il fatto più grave sarebbe avvenuto ad agosto del 2022, la sera del 5, quando la donna era dovuta scappare dal terrazzo per sottrarsi alle botte di lui. Non prima di aver messo in salvo la figlioletta, affidata ai vicini di casa. Anche lei era stata costretta a passare dal terrazzo scavalcando la ringhiera che separa il loro appartamento da quello dei vicini, che l’avevano presa con loro, e avevano chiamato i carabinieri. Le indagini sono state condotte dai militari di Pistoia, sotto la direzione del sostituto procuratore Claudio Curreli (ieri sostituito dal pm Chiara Contesini). Quella sera la donna era dovuta andare al pronto soccorso, perché lui l’aveva picchiata colpendola in viso e sulla testa. L’aggressione era avvenuta davanti alla figlioletta, circostanza aggravante. "E’ stata la gelosia a far scattare mio marito", ha spiegato ieri in aula la vittima, che è rappresentata dall’avvocato Ada Alia, mentre l’uomo è difeso dall’avvocato Alessandro Mencarelli. Sembra che il marito avesse installato l’account Facebook della moglie sul suo cellulare per controllare i messaggi che lei riceveva.
Più volte l’avrebbe minacciata di morte per aver trovato un messaggio di un suo amico. "Ma tra noi, come moglie e marito – ha spiegato lei in aula - non c’erano segreti, e lui poteva controllare il mio telefono. Erano l’alcol e la depressione a farlo diventare violento".
Il processo riprende il 5 dicembre per l’esame dell’imputato e la discussione.