Volti che hanno salvato vite. L’emozione del team della Cross: "Via i bimbi dall’inferno di Gaza"

In meno di 48 ore, i nostri hanno portato in Italia sedici bambini palestinesi profughi. Le testimonianze degli operatori: "Una goccia nel mare, ma avranno un futuro migliore".

Volti che hanno salvato vite. L’emozione del team della Cross: "Via i bimbi dall’inferno di Gaza"

In meno di 48 ore, i nostri hanno portato in Italia sedici bambini palestinesi profughi. Le testimonianze degli operatori: "Una goccia nel mare, ma avranno un futuro migliore".

"La missione si può sintetizzare in poche parole: l’eccellenza toscana proiettata all’estero: la sinergia tra sanità pubblica e privato sociale". Queste parole di Dimitri Bettini, presidente di Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) Toscana descrivono bene la gioia e l’orgoglio per la riuscita della missione (Medevac, evacuazione medica) di altissima emergenza al Cairo del Cross (Centrale operativa remota per le operazioni di soccorso sanitario) di Pistoia assieme a Pubbliche Assistenze, Croce Rossa e Misericordia, con la novità dell’allargamento del lavoro alla 46a Brigata aerea Silvio Angelucci di Pisa.

In meno di 48 ore, i nostri hanno portato in Italia 16 bambini palestinesi profughi di Gaza e i loro familiari: una cinquantina di persone a cui è stata data un’opportunità di vita. Bimbi e ragazzi, dai 4 mesi ai 17 anni d’età affetti da patologie gravi, sono giunti a Bologna e da qui condotti rispettivamente al Meyer di Firenze (quattro fanciulli) e nei nosocomi di Piemonte, Lombardia, Friuli, Emilia Romagna, Umbria e Marche. Un’operazione celere e di grande efficacia, coordinata dal dottor Piero Paolini, responsabile della Cross di Pistoia.

Ventidue persone (due medici del 118, un tecnico, sei infermieri, un coordinatore infermieristico e dodici volontari) sono stati i protagonisti di quella che può definirsi una vera "impresa d’amore".

"Non è stato semplice portare a termine con successo quest’intervento – sottolinea Paolini – perché recuperare bimbi palestinesi è più complesso nell’ambito dei rapporti internazionali. Ma tutti hanno operato al meglio".

Era la prima missione fuori dall’Italia per il 31enne infermiere del 118 Firenze-Prato, Lorenzo Gallo. "Mi sento un privilegiato: è stato un onore partecipare a una missione difficile, complicata, faticosa. Le emozioni sono indescrivibili".

"Un’esperienza bella professionalmente e coinvolgente umanamente – aggiunge Flavio Gheri, 42 anni di Montelupo Fiorentino, infermiere del 118 di Pistoia-Empoli, anch’egli alla prima missione all’estero –. Un’esperienza diversa rispetto al solito lavoro, per la proficua collaborazione con il volontariato. C’era un clima di condivisione. È il massimo per un infermiere e non solo perché ti colpisce il lato umano. Aiutare una famiglia a uscire da una situazione tragica è qualcosa che ti tocca sotto il profilo mentale".

"Abbiamo creato una sinergia di volontariato a livello internazionale – rimarca Luigi Checchi, 41enne presidente della Pubblica Assistenza di Fucecchio e referente del gruppo delle Pubbliche Assistenze in questa operazione –. È stata la sublimazione del lavoro di squadra".

"Pur in poco tempo, abbiamo dato vita a rapporti stretti con i bambini e i loro familiari, al di là delle oggettive difficoltà linguistiche. È stato esaltante lavorare tutti assieme per un unico obiettivo – sostiene Andrea Marchi, 39 anni, delegato regionale assistenza emergenze della Croce Rossa, nativo di Grosseto –. Comunicavamo reciprocamente senza parlare, cercando di trasmettere serenità".

"Ho fatto alcune missioni, ma questa è stata la più coinvolgente di tutte a livello emotivo – afferma il 58enne massese Fausto Casotti, presidente del Coordinamento provinciale della Misericordia –. Mio figlio Matteo mi ha detto ‘babbo non pensavo che fossi così emotivo’. Ma una bimba di 3 anni mi ha stregato il cuore: si sono incrociati gli sguardi e mi è stata affidata durante il viaggio. Toccante".

"Mi ha lasciato il senso di squadra, l’adrenalina che non fa sentire la fatica (ma i 45° del Cairo, sì) e un misto di commozione e felicità", asserisce Laura Tempestini, 51 anni di Montemurlo, tecnico della Cross di Pistoia.

"Mi sono rimasti dentro l’atteggiamento e gli occhi dei bimbi – conclude un emozionato Nicola Petrucci, 38 anni di Pistoia, coordinatore della missione in loco –. È una goccia nel mare, ma regalare un futuro migliore a questi giovani ti fa stare bene e inorgoglisce".

Gianluca Barni