di Lucia Agati
Zagor è un custode della pace, protegge le tribù indiane e dà la caccia ai criminali. E’ un eroe. Un eroe a fumetti che ha tra i suoi padri un artista pistoiese, Moreno Burattini, che ha scritto ben venticinquemila pagine per raccontare le avventure dello “Spirito con la scure“ come lo chiamano gli Indiani. Moreno è uno dei nuovi "Pistorienses" ritratti dal fotografo Nicolò Begliomini. Un progetto che continua, alla ricerca, e alla scoperta, di chi non ha rinunciato ai propri sogni.
Moreno, lei è originario della Montagna Pistoiese e vive a Milano, è ancora legato alla sua terra?
"Sono nato a San Marcello Pistoiese, il 7 settembre del 1962. Ho ancora il babbo e la mamma. Babbo Domenico faceva il fornaio e la mamma, Maria Strufaldi, lavorava alla Smi. Gavinana a quei tempi era un luogo di villeggiatura soprattutto per le famiglie di Campi Bisenzio. Una di loro aveva un forno e cercavano un fornaio esperto. E presero il babbo. Io avevo due anni quando ci trasferimmo tutti a Campi dove ho trascorso trent’anni della mia vita, ma senza mai lasciare Gavinana, mio luogo del cuore anche oggi che vivo a Milano, dove Zagor mi ha portato".
E Pistoia?
"Non ho mai lasciato nemmeno Pistoia perchè ho vissuto per qualche tempo in una casa della nonna materna che si trovava sulla Volta del Pesce, e quando non sono a Milano eccomi a Gavinana, nella mia casa, che si trova proprio dietro il cavallo di Ferruccio. Vivo a Milano da ventidue anni, ma sono legato alla mia terra. Mi sono diplomato al Cicognini di Prato. Sono toscano fino al midollo".
Cosa ha rappresentato il fumetto nella sua vita?
"Sono sempre stato un grande lettore di fumetti e sempre, di Zagor, mi sono chiesto: ma come farà uno sceneggiatore a inventare e scrivere una storia così bella... Ero uno di quei ragazzini che correva in edicola non appena usciva la nuova puntata della storia. E mi dicevo: “Da grande voglio fare quello che scrive Zagor“".
E il passo successivo?
"Dietro le storie che amavo di più c’era Guido Nolitta pseudonimo di Sergio Bonelli, editore di Zagor, oltre che sceneggiatore, e figlio di Giovanni Luigi Bonelli, padre di “Tex“ che è in edicola dal 1948. Zagor invece è del 1961. Un giorno ho preso carta e penna e ho scritto a Nolitta. Lui poi mi ha telefonato. Mi pensò come un lettore ideale. Siamo diventati amici per telefono e nel frattempo ho cominciato a scrivere. Il primo soggetto per Zagor l’ho scritto nel 1989. Intanto studiavo e lavoravo per mantenermi all’università. Facevo il casellante a Prato Est. L’ho fatto per dieci anni".
E poi il grande salto...
"I contatti con Bonelli erano ormai fitti. Lui mi incoraggiava sempre. “Ce la farai“ mi diceva. Lui aveva un grande dono, sapeva riconoscere negli altri la sua stessa passione. Poi venne il momento del grande salto. Era il 1993 e mi licenziai dalle Autostrade. Ho lasciato il posto fisso per scrivere i fumetti. Lavoravo da casa e inviavo le sceneggiature per posta. Qualche anno dopo mi hanno chiamato a Milano come responsabile della testata di Zagor. Oggi sono a capo di uno staff di venti persone tra sceneggiatori e disegnatori. Le avventure di Zagor sono una eccellenza italiana che tutti i mesi è sul tavolo del direttore e poi in edicola. Sono stato invitato a parlare di Zagor in tutto il mondo. A breve sarò in Perù".
Quante pagine ha scritto?
"Sergio Bonelli è morto nel 2011 e il figlio David ha confermato la fiducia nel mio lavoro. Ho scritto più Zagor di tutti gli altri sceneggiatori: siamo a venticinquemila pagine. Ho scritto anche Tex, Lupo Alberto e Dampyr, un cacciatore di vampiri: di lui ho scritto due storie e la seconda l’ho ambientata a Gavinana, l’ho intitolata “Il Codice Ferrucci“. Gavinana mi ha poi dedicato un grande tributo nel 2015 a Palazzo Achilli dove è stata allestita la mostra “Da Gavinana a Darkwood, la vita a fumetti di Moreno Burattini“".
Chi è Zagor per lei?
"Un fratello maggiore. E’ un personaggio moderno, un peacekeeper. Cerca di mantenere la pace tra i popoli diversi e lo fa dentro una foresta nel 1835, quando si comincia a togliere la terra agli Indiani. E’ un personaggio nato nel 1961, ma pensiamo a quanto è moderno oggi. Lui cerca di capire le ragioni dell’avversario, è disposto a mediare. E non è soltanto un western, ma un crocevia di generi che si muove tra la fantasia e la realtà. Ci sento di mio questo atteggiamento all’ascolto, perchè deve prevalere il buon senso. E poi l’umorismo non manca mai, grazie alll’amico Cico, messicano".
Il mondo è ancora a fumetti?
"Il mio rapporto con Zagor è scritto tutto in un librone pubblicato nel 2020, si intitola “Io e Zagor“. Racconto tutto lì. Racconto il mondo com’era. Un mondo senza social. Ma ci difendiamo alla grande. Perchè il pubblico è affezionato e i fumetti hanno avuto un ruolo determinante nella crescita delle persone. Certo, guardiamo anche al web, ma la carta ha le spalle forti".