REDAZIONE PISTOIA

"Il pensiero che cambia il mondo? Sta nelle nostre mani e nei nostri piedi"

Aspettando i "Dialoghi" 2021, quattro interviste da vedere sui canali del festival. Con l'antropologo Adriano Favole abbiamo sviluppato una riflessione sui temi sollevati dagli studiosi: "Serve un dibattito serio sulla transizione ecologica. Il passato? Una realtà non replicabile, ma che offre spunti da cogliere"

Adriano Favole (Acerboni/FotoCastellani)

Adriano Favole (Acerboni/FotoCastellani)

Pistoia, 18 giugno 2021 - Quattro nomi per un’anteprima che vuole non solo accompagnare il cammino verso settembre, ma anche regalare un respiro internazionale a un festival, “Pistoia-Dialoghi sull’uomo”, la cui peculiarità è sollevare temi e stimolare riflessioni sempre più attuali e sempre più condivise e condivisibili. È in quest’ottica che gli ideatori della rassegna – rinviata, lo ricordiamo, a settembre dal 24 al 26 sul tema “Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire” - hanno pensato di proporre al pubblico quattro interviste eccellenti ad altrettanti grandi antropologi e antropologhe. Dopo i primi due appuntamenti con lo statunitense Jared Diamond su globalizzazione e malattie e quello con l’etnologa francese Martine Segalen, il 20 giugno sarà disponibile la conversazione con Philippe Descola, allievo di Claude Lévi-Strauss, insegnante di antropologia della natura al Collège de France e direttore del prestigioso dipartimento Las-Laboratorio di Antropologia Sociale di Parigi, fondato dal suo maestro.

Chiude il ciclo il 27 giugno la riflessione con l’antropologa britannica Vanessa Mahrer a proposito di differenze di genere. A curare le interviste che saranno trasmesse la domenica sul sito e sui canali social della manifestazione (poi visibili negli archivi web del festival) sono Marco Aime, Giulia Cogoli e Adriano Favole. Ed è proprio con Favole, vice direttore per la ricerca presso il Dipartimento di culture, politica e società e insegnante di Antropologia culturale e Cultura e potere all’Università di Torino, che abbiamo indagato l’importanza di questi quattro autorevoli contributi.I quattro grandi studiosi ci consegnano nuove riflessioni sul tempo che viviamo, ma raccontano anche di un mondo accomunato dagli stessi grandi conflitti sociali: perché nonostante la comunanza di problemi e tematiche ancora non riusciamo a camminare tutti verso la stessa direzione?“Non credo sia auspicabile che tutti camminino nella stessa direzione. Certo, su questioni di fondo come la lotta alla pandemia e alle diseguaglianze dovrebbe esserci grande concordanza. Ma inevitabilmente ci dividiamo sulle soluzioni dal comune uscire dalla crisi climatica per esempio. Qui gli interessi sono divergenti. Personalmente vorrei avere molta più discussione pubblica (anche a costo di divisioni) su temi come la transizione ecologica. Perché non è sufficiente cambiare le fonti di energia per tenere un tipo e un livello di consumi come quello pre-covid. Occorre una rivoluzione profonda della nostra visione del futuro e dell’ambiente, come abbiamo detto ne “Il mondo che avrete”, scritto a sei mano con Aime e Remotti”.

Come ha ben spiegato Diamond nel primo incontro proposto, noi impariamo “dal mondo fino a ieri”, una lezione che però ancora oggi si fa fatica a ricordare…“Il mondo di oggi è molto diverso da quello di ieri. Per lo più come come dice Descola in una delle quattro interviste, queste esperienze non sono trasponibili. Tuttavia il ‘ieri’ e l’ ‘altrove’ ci danno, se li sappiamo ascoltare, idee e possibilità che possono essere creativamente adattate al presente”.

Alcuni degli ospiti hanno competenze di studio che molto hanno a che fare con la natura, così come anche molti degli studiosi che in questi anni hanno fatto parte dei “Dialoghi”. Che insegnamento e che istruzioni utili all’accrescimento emotivo-relazionale può fornire all’uomo lo studio del mondo animale e vegetale?“È in atto un radicale cambiamento di paradigma. Gli studiosi e le giovani generazioni non vedono più un’opposizione tra essere umano e natura. I disastri dell’Antropocene ci insegnano che è stato un grande errore considerare l’uomo come una sorta di eccezione. L'essere umano vive in una rete di relazioni con gli altri esseri viventi e non che abitano con lui la Terra. Molti popoli avevano capito la forza di queste interdipendenze, per questo, ad esempio, attribuivano caratteristiche umane anche ai giaguari o agli alberi. Il nuovo ambientalismo, che ho chiamato ‘koinocene’, ovvero l’utopia di un mondo in cui la terra è un bene comune, una tessitura di relazioni e interdipendenze, esce dalla rigida polarità tra natura e cultura”.

Venendo al tema dell’edizione di quest’anno del festival, il cammino che favorisce conoscenza e scoperta. Negli ultimi mesi stiamo vivendo una reale riscoperta dell’andare a piedi, quanto c’entra il virus in questa ritrovata voglia? Davvero viviamo una condizione sociale tale per cui solo cause di forza maggiore riescono a scuoterci e a indurci alla riflessione?“Se manterremo questa abitudine di camminare, se manterremo quella riscoperta del ‘fare’ artigianale, anche in casa (come cucinare o fare l’orto) sarà una buona cosa. Perché il pensiero nasce dalle mani e dai piedi, come molti ospiti dei Dialoghi ci hanno insegnato. Camminare, spostarsi, viaggiare, mettere le mani sulla materia e persino sulla tastiera sviluppa le nostre riflessioni. Se la domenica vedremo le famiglie passeggiare in collina, in montagna o in riva al mare invece che nei centri commerciali sarà una buona notizia”.

linda meoni