Pistoia, 18 novembre 2022 - Cinquant’anni di buio e silenzio, con una spina nel cuore a farlo sanguinare lentamente ma costantemente, senza poter dare un nome e un volto a colei che per natura avrebbe dovuto tenere a lui, figlio, più di ogni altro essere al mondo. E invece no, quella madre aveva scelto di fuggire, lasciando quel figlio ancora piccolo al suo destino. Poi come spesso accade la vita fa giravolte inaspettate e dopo cinquant’anni quella madre torna, per scrivere una storia diversa, per permettere che le venga concessa una seconda opportunità. La storia è quella che si sviluppa lungo tutta la narrazione raccolta in «Dimoiare» (Pendragon, 2022) ultimo nato dalla penna di Federico Pagliai, volto noto della nostra montagna, che verrà presentato al pubblico in una doppia occasione, la prima venerdì 18 novembre alle 18 alla libreria Feltrinelli di via degli Orafi con la presentazione di Francesco Branchetti, la seconda sabato alle 16.30 alla biblioteca Bellucci di San Marcello Pistoiese, ospiti Pia Benedetti e Mauro Banchini.
«Tutto prende spunto da una telefonata arrivatami da un amico e collega – racconta Pagliai -. Aveva urgenza di raccontarmi ciò che lo stava sconvolgendo: abbandonato all’età di tre anni dalla madre, in piena pandemia da Covid-19 due anni fa, viene da lei ricercato. Centrale in questo senso la spinta venuta dal virus: in un tempo in cui tutte le nostre certezze venivano minate, quella donna ha deciso di non poter più rimandare quella ricerca. La vicenda presenta diverse sfaccettature, quelle legate ai sentimenti, ai ricordi, ma anche agli scontri culturali tra mondi diversi che s’incontrano, quello della donna di origini tedesche e quello della famiglia del padre del bambino, venuta dal Sud dell’Italia. Un romanzo insomma che si rifà per metà a fatti veri, per l’altra metà prende strade che invece sono frutto della fantasia, anche se supportate da appigli veri, come quelli che la mia professione di infermiere mi porge. Con un finale a sorpresa».
Un romanzo che viaggia sui binari dell’affettività, sul rapporto madre-figlio e che si appiglia anche a una reale corrispondenza avvenuta tra i due quando la conoscenza reciproca era stata appena inaugurata. «Dimoiare» è anche una messa alla prova per lo stesso Pagliai che finora si era cimentato in storie che tanto (tutto) avevano a che fare con l’amata montagna, i sentieri, gli alberi e i crinali. «E invece qui di sentieri da raccontare di sono quelli della vita – continua l’autore -. Ecco che qui s’interpreta il senso di quel ‘Dimoiare’: è liberarsi dal gelo dell’orgoglio, dai rancori. Tanto che il libro è dedicato ‘a chi non resta’. A chi non resta fisicamente e a chi non resta fermo sulle proprie posizioni».