Pistoia, 23 maggio 2020 - I primi segni della pandemia Covid-19 sulla produzione industriale dell'area Lucca-Pistoia-Prato si colgono con estrema chiarezza già dai dati congiunturali del trimestre gennaio-marzo, raccolti ed elaborati dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord. Nell’area Lucca-Pistoia-Prato la produzione è stata in flessione tendenziale del -6,8% nel primo trimestre, un dato pesante anche se migliore rispetto alla caduta del -11,7% dell’indice Istat italiano grezzo nei primi tre mesi. Il risultato dell’area dipende da dati molto diversi nei singoli settori e nei tre contesti territoriali. A Lucca la flessione si è arrestata a -2,4% tendenziale, molto meno che a Pistoia (-12,4%) e Prato (-11,6%). I settori della moda hanno conseguito in generale i risultati peggiori, mentre si sono avuti risultati in crescita in settori interessati in modo marginale dalla chiusura delle attività produttive, come la carta-cartotecnica e la trasformazione alimentare, che anche in altri periodi di crisi hanno mostrano andamenti anticiclici. Non sorprende il dato previsionale al ribasso, generalizzato trasversalmente ai vari settori e territori, per il secondo trimestre: il generale peggioramento dell’economia e i prevedibili effetti negativi sulla domanda preludono a mesi molto difficili.Le difficoltà dell'economia - manifatturiero e altri settori industriali e non - trovano puntuale riscontro nell'andamento delle richieste di cassa integrazione, soprattutto ordinaria ma anche straordinaria e in deroga. Se i primi tre mesi del 2020 avevano avuto oscillazioni consistenti ma comunque definibili come normali, le richieste sono letteralmente esplose ad aprile. Dai dati Inps sulle ore autorizzate emerge un quadro diversificato per le tre province: a Lucca aprile 2020 ha visto 4,4 milioni di ore complessive di cassa integrazione, un valore assoluto alto ma che rappresenta "solo" poco più del quadruplo di aprile 2019, quando comunque si superò il milione di ore; a Pistoia e Prato, che ad aprile 2019 contavano rispettivamente 11.500 e 24.000 ore di cassa integrazione, siamo arrivati a 2,8 milioni e a 4,6 milioni, con incrementi quindi di entità eccezionale.Anche la richiesta di credito sulla base del Decreto Liquidità conferma la situazione critica in cui si trovano le aziende: le domande complessive (dati al 21 maggio) sono state 2.690 a Lucca, 1.783 a Pistoia e 1.656 a Prato; complessivamente, intorno al 90% delle richieste riguarda prestiti sotto i 25.000 euro, quindi spesso non ascrivibili all'industria, che invece è verosimilmente molto presente fra i richiedenti i finanziamenti di entità maggiore. I tempi di erogazione dei finanziamenti continuano a essere lunghi: è in corso l'iter parlamentare di conversione in legge del Decreto Liquidità che potrebbe vedere il recepimento almeno parziale delle richieste del mondo confindustriale, volte a ottenere un più consistente ricorso all'autocertificazione, con conseguente snellimento delle pratiche, e una maggiore durata del credito (dai previsti 6 anni a 10 anni sotto i 25.000 euro, fino a 30 anni per finanziamenti fino a 800.000 euro)."Il territorio lucchese si è difeso bene, limitando le perdite di questo primo trimestre - commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi -. Un risultato dovuto soprattutto a proprie caratteristiche strutturali come il peso rilevante delle attività di settori come il cartario, l'alimentare e la farmaceutica e di specializzazioni della meccanica, della plastica e della chimica, attività che hanno risentito meno dei condizionamenti derivanti dalla diffusione dell’epidemia e dei provvedimenti adottati per il suo contrasto. Il quadro tuttavia non è certo roseo nemmeno per Lucca”. “La diffusione del coronavirus, e le sue conseguenze sanitarie, sociali ed economiche, hanno agito, a Pistoia, su un tessuto economico che, già alla passata rilevazione, chiudeva con il segno meno - aggiunge il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini - . Oggi, come è evidente, e fatti salvi alcuni comparti in decisa controtendenza, per fortuna presenti sul territori (carta e industria della trasformazione alimentare, in primo luogo), tutta l'economia arretra in una misura che forse non abbiamo mai visto prima, registrando un meno 12,4% tendenziale”. “La caduta della produzione a Prato nel trimestre gennaio-marzo era del tutto prevedibile - conclude il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini -. Ci aspettiamo dati ancora più negativi nel secondo trimestre: aprile è andato perso interamente a causa del lockdown e la riapertura sta procedendo con estrema lentezza. Non è certo sorprendente che anche la rilevazione del nostro Centro studi colga forti preoccupazioni”.
p.c.