Pistoia, 27 settembre 2022 - Sono ore difficili per il Pd anche a Pistoia, Pd che sta cercando di reagire al risultato delle politiche, arrivato prima ancora di aver metabolizzato la sconfitta alle comunali. Il segretario provinciale Pier Luigi Galligani non se ne fa una ragione, ci pensa e ripensa sciorinando numeri come i grani di un rosario.
Galligani, come commenta l’esito delle votazioni?
"Rispetto al 2018 direi che abbiamo tenuto, pur avendo subito una scissione di IV in questo frattempo. Rispetto alle aspettative che avevamo come Pd non abbiamo vinto, così è. C’aspettavamo di più... di essere il primo partito d’Italia e che la coalizione raggiungesse la maggioranza. Non avevamo una coalizione in grado di gareggiare numericamente con il centrodestra".
Le ragioni della sconfitta?
"Beh, tutte le volte che ci son crisi la colpa viene data al centrosinistra... Anche ora sulla storia delle bollette noi eravamo al governo e abbiamo sostenuto in maniera ferrea Draghi, così come abbiamo appoggiato le misure corrette per il contenimento della pandemia: essere responsabili non paga in termini elettorali, evidentemente paga di più fare promesse impossibili ed essere all’opposizione. Avevamo calcolato di arrivare in fondo al governo Draghi per vedere gli effetti positivi delle nostre scelte invece... Ma poi quanto hanno dato i parlamentari uscenti e quelli rieletti del centrodestra? Non si sono neppure visti sul territorio. Penso a Maurizio Carrara, a Patrizio La Pietra che in forma più scaltra si è interessato dei problemi cercando di rafforzare il proprio partito".
Conseguenze a livello locale?
"Ora bisognerà lavorare in termini politici, rafforzando il rapporto coi cittadini, coi giovani. C’è bisogno di energie nuove, di un aggiornamento della conduzione del partito prima di tutto dal livello nazionale. Insomma, ci aspetta una intensa stagione congressuale".
Dimissioni in vista?
"Sono in una fase di riflessione personale. Convocherò a breve gli organismi. Il mio destino dipende dalle mie valutazioni e soprattutto da ciò che decide l’assemblea, però alla fine a me fu chiesto di fare il segretario, un rinnovo dopo l’altro e prima o poi dovrà finire. Se io fossi in rotta con il partito allora le dimissioni avrebbero senso, ma in questo caso c’è un ragionamento da fare che non riguarda la persona perché non sono le persone che contano. Comunque se c’è gente che si vuol impegnare, io le lascio spazio. La poltrona di segretario provinciale è una sedie con i chiodi puntati come quella dei fachiri... soddisfazioni zero, colpe tante. Uno lavora per obiettivi ideali, anche per l’affermazione di altri".