Pistoia, 8 giugno 2017 - Nove candidati a sindaco, ventidue liste e più di 600 aspiranti consiglieri che puntano a un posto a Palazzo di Giano, l’imponente e severo municipio medievale da sempre simbolo del potere temporale che domina la bella piazza del Duomo di Pistoia. Una città sempre a sinistra che a questa tornata mostra qualche scricchiolio di tenuta, dopo decenni trascorsi da roccaforte del Pci e dei suoi derivati. Scontato il pronostico favorevole sulla carta per il sindaco uscente Pd, Samuele Bertinelli, 41 anni, che cinque anni fa volò all’elezione al primo turno sfiorando il 60% dei consensi con una coalizione che presentava un centrosinistra compatto e otto liste a sostenerlo. L’incognita oggi invece si chiama ballottaggio.
Nell'ultimo lustro infatti qualcosa si è mosso in questa città della Toscana non da cartolina che ama poco ostentare quanto non ama i cambiamenti. E il giovane sindaco-filosofo, come lo definiscono alcuni per l’eloquio colto e inarrestabile, se la dovrà vedere con alcuni agguerriti avversari inediti ma che ben conosce perché nati e cresciuti nel centrosinistra.
Così l’uscente ha preferito schierare a suo sostegno ben nove liste tra civiche e non. Non si sa mai. Oltre al canonico rivale del centrodestra (che qui si presenta compatto) Alessandro Tomasi, giovane consigliere uscente, Bertinelli dovrà fare i conti anche con un rivale storico, l’ex renziano di ferro, battuto alla tornata precedente alle primarie, Roberto Bartoli.
Docente universitario di diritto penale all’ateneo fiorentino, 44 anni, con un colpo di coda dell’ultimo minuto ha fatto un nuovo ingresso a effetto sulla scena: ha deciso di uscire dal Pd (è ex membro dell’assemblea nazionale) e si presenta da civico con due liste a suo sostegno. A dargli manforte molti renziani ’ribelli’ dopo la decisione del partito regionale di non riproporre le primarie.
Ma il bacino elettorale in cui andranno a pescare è in soldoni lo stesso del sindaco in carica. Il Pd locale però non ha battuto ciglio e sta, ufficialmente monolitico, dalla parte di Bertinelli. Una compattezza granitica che va oltre lo scenario nazionale: a far campagna per Bertinelli in città qualche giorno fa è arrivato Giuliano Pisapia e in queste ore ci sarà la tappa pistoiese del governatore Enrico Rossi. Promoter ‘fuori’ Pd che, almeno nei social, hanno creato alcuni mal di pancia ai militanti puristi.
Ma a insidiare il sindaco-filosofo, a sinistra, ci sono anche due donne: l’avvocato Francesca Barontini con la lista Sì Può di quella Sinistra italiana che aveva scaricato già da diversi mesi il primo cittadino. Una parte di militanti però è rimasta a fianco del sindaco uscente con una lista civica.
L’altra contendente è un’ex assessore (in quota Sel) di Bertinelli, Ginevra Lombardi, anche lei docente universitaria di economia ed estimo rurale a Firenze, che corre con due liste emanazione dei comitati civici del territorio e, secondo gli addetti ai lavori, con anche una parte di ex grillini delusi a fare il tifo per lei.
Tutti insieme pescano nella stessa ‘mangiatoia’ e sarà difficile che non grattino ben più di una decina di punti percentuali a Bertinelli.
Alla frammentazione del centrosinistra fa da contrappeso un centrodestra unito. Tomasi, a differenza del 2012, può contare sull’unità dei partiti (tra cui la Lega Nord) ma anche sul sostegno di una lista civica, Pistoia concreta, composta da volti noti. Ma anche qui non poteva mancare un outsider fuori dal coro: Alessandro Sabella, ex consigliere comunale di Forza Italia, ha lasciato i partiti e si è candidato come civico. C’è poi Lorenzo Berti (Casapound). E i Cinque Stelle? Schierano il commercialista Nicola Maglione. Difficile prevedere quanto il vento di protesta di Grillo possa attecchire in terra pistoiese. Nel 2012 con Giacomo Del Bino si fermò poco oltre il 10% e in questi ultimi cinque anni di governo non particolarmente incisiva è stata l’attività e la visibilità sul territorio.
Infine fuori da ogni orientamento l’ultima candidatura a sindaco arrivata in ordine di tempo: il giovane Alessio Cioni si è presentato con una lista di suoi coetanei (Giovani Cittadini) per riuscire a riportare i problemi delle nuove generazioni al centro del dibattito politico.