REDAZIONE PISTOIA

"Il mio amico Kobe Bryant"

Il racconto di Alessia Pierattini

Kobe Bryant

Kobe Bryant

Pistoia, 15 aprile 2016 -  Il   esce di scena, uno tra i più grandi di tutti tempi se non il più grande ha detto addio al parquet e non ci sarà mai un altro come lui. <MAMBA OUT», queste le ultime parole di Kobe Bryant da giocatore, quelle con cui ha salutato non solo i tifosi dei Lakers ma tutti quelli che amano la pallacanestro.  La grande stella Nba lascia il posto a Kobe Bryant, il ragazzino che quando il padre Joe giocava a Pistoia viveva a Cireglio trascorrendo le giornate a giocare al campino di basket con gli amici e ad andare in giro in bicicletta.

«Era proprio questo ciò che Kobe ha sempre amato di Cireglio – racconta Alessia Pierattini, amica di Kobe – Ha sempre vissuto il paese con spensieratezza lontano dal contesto delle grandi città grazie anche al padre Joe, una persona umile diventato uno della comunità, un ciregliese». L’amicizia tra Alessia e Kobe, o meglio tra la famiglia Pierattini e Bryant è nata fuori dal contesto del basket ed è sbocciata nel modo più normale di questo mondo come accade quando le persone si trovano fin dal primo momento.

«Mio padre Roberto – racconta Alessia – aveva la macelleria in paese e Joe e sua moglie Pamela quando arrivarano qui erano un po’ spersi, nei piccoli paesi le botteghe sono centri di aggregazione e grazie al carattere aperto e gioviale di mio padre le nostre famiglie fecero subito amicizia. Mia madre Dina andava a correre insieme a Pamela, la mamma di Kobe, mentre mio padre e Joe si divertivano insieme. Un’amicizia vera tanto che il ricordo più bello è legato alla prima comunione che Kobe fece con mio fratello Mirko. Le nostre famiglie vissero insieme quel momento, dalla preparazione, alla cerimonia al pranzo che facemmo insieme».

Kobe non ha mai dimenticato Cireglio tanto che tre anni fa è tornato a rivedere i posti di quando era bambino. «Erano le 7,15 di mattina – dice Alessia – e sentii suonare il campanello, andai ad aprire la porta e mi trovai davanti Kobe. Siamo stati insieme prima a vedere le foto dei vecchi tempi, poi andammo a rivedere il campino di basket. Kobe ci rimase male per come era diventato e mi chiese se si poteva fare qualcosa per i ragazzi, per farli giocare a basket, gli risposi che solo lui poteva farlo e Kobe disse che non era una cosa impossibile. Parlammo molto, anche della decisione di voler smettere a breve e mi confessò il suo sogno di voler vivere a Cireglio, perché voleva che anche le sue figlie conoscessero la bellezza di essere liberi, di giocare, di girare per il paese di sera, di vivere in un posto dove tutti si conoscono e sono amici».