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È il momento di passare dalle parole ai fatti. La retrocessione, ormai ad un passo, non è il peggiore dei mali sia perché nella pallacanestro è uno dei risultati possibili e quindi fa parte del gioco e sia perché a scendere di categoria è toccato a piazze ben più blasonate di Pistoia. Il problema dunque non è giocare il prossimo anno nel campionato di A2, ma cosa vorrà fare la società. Il presidente Joseph Mark David nella conferenza tenuta a marzo aveva affermato: "Se resterò in caso di retrocessione? Sì, sì assolutamente". E ancora "il nostro obiettivo è di sistemare la situazione e far sì che la società sia gestita in maniera corretta. Passo dopo passo lo faremo. Puntiamo ad eliminare ogni tipo di debito". Bene, ma l’importante è capire in che modo il presidente David intende portare avanti quanto da lui affermato. Se l’idea è quella di provare a risalire immediatamente perché un titolo di A1 è più appetibile di uno di Legadue è meglio che la proprietà pensi anche ad un eventuale piano B.
La Serie A2 è un campionato difficile e vincere non è mai facile anche se allestisci una squadra super, di esempi potremmo farne a bizzeffe, oltre al fatto che per mettere insieme un gruppo fortissimo occorrono risorse economiche importanti e Pistoia ha sulle spalle un debito che già di per sé è un bel peso da portare. Diciamo che se l’idea è questa prima ci sarebbe bisogno di azzerare il debito e poi mettere altrettante risorse per costruire una corazzata con la consapevolezza che il tutto questo potrebbe non essere sufficiente per vincere. Se veramente si vuole dare un futuro al Pistoia Basket occorre una programmazione seria che parta dal risanamento della società e la costruzione di basi solide su cui poggiare l’eventuale progetto di risalita nella massima serie.
Giocare la Serie A non è uno scherzo e rimanerci lo è ancora meno, è per questo che serve una società forte, seria, capace di rispettare gli impegni economici senza andare in affanno e in grado di allestire una squadra quanto meno competitiva. Per programmare serve tempo ma l’attuale proprietà è pronta a rimanere e investire a Pistoia nel lungo periodo? Il gruppo degli americani ha capito che in Italia non si fa business con una squadra di pallacanestro? Magari può essere un veicolo, un mezzo per farsi conoscere e radicare i propri affari ma non lo strumento attraverso il quale accumulare ricchezze. E allora sarebbe opportuno che la proprietà si facesse sentire dicendo chiaramente cosa intende fare perché non basta dire "Rimarrò anche in A2" bisogna specificare modi e tempi e magari farlo anche a breve giro di posta perché aspettare vorrebbe dire partire già con il piede sbagliato.
Il futuro va deciso ora e non arrivare a fine campionato per poi iniziare la lunga tiritera di incontri, discussioni, trattative per poi accorgersi che le altre hanno già fatto le squadre e messo sul piatto della bilancia obiettivo e progetti. Una stagione sbagliata sotto tutti i punti di vista può capitare nella storia di un club, due non sono ammissibili.
Maurizio Innocenti
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