Pistoia, 30 dicembre 2022 - "Il mio futuro nella Pistoiese? Tutti sanno che non la posso rilevarla in toto, ma il mio interesse ad essere un socio di minoranza, anche fino al 49%, rimane immutato. Un paio di imprenditori sarebbero pronti con me, ma non a subentrare nell’attuale società". A sconquassare il silenzio nel quale è piombata la Pistoiese da diversi giorni a questa parte – eccezion fatta per il confronto con l’amministratore unico Alessandro Gammieri con tanto di "irruzione" a sorpresa di Maurizio De Simone – ci pensa Sergio Iorio, tifosissimo arancione di lungo corso e ceo del colosso Italmatch Chemicals spa, che un anno fa di questi tempi fu vicino ad entrare in sinergia con la famiglia Ferrari per cercare di mettere nuovi fondi a disposizione per centrare la salvezza in Serie C. Poi la vendita-lampo a Stefan Lehmann ha lasciato Iorio con un pugno di mosche in mano ma, nel frattempo, non è rimasto fermo. E, nelle ultime ore è tornato a parlare in una trasmissione social dei tifosi dopo che, notata la sua presenza nell’ultima sfida al Melani (nella foto, in giacca arancione) , si era rifiutato di rilasciare dichiarazioni.
"Innanzitutto Lehmann o chi per lui non ha mai comunicato la volontà di vendere – le parole di Iorio – detto questo, un’eventuale cordata che volesse rilevare la società dovrebbe prendersi anche i debiti: allo stato attuale, è impossibile che ciò accada". Discorso diverso, invece, nell’ipotesi che la società si trovasse a ripartire da zero. "Nei colloqui avuti in quest’anno, ho avuto la disponibilità da un paio di imprenditori della zona pronti a dire la loro, ma al momento tutto rimane fermo. In passato ho cercato anche di coinvolgere il fondo americano che possiede le quote del Genoa (777 Partners, nda ): ci sono stati dei colloqui ma, dopo poco, il loro interesse è svanito". La situazione all’Us resta pertanto fluida anche se tutt’altro che tranquilla: da un lato le mensilità saldate dovrebbero aver placato le acque nello spogliatoio e fra i dipendenti, dall’altro resta incertezza sui quadri societari, sull’assenza in città di Stefan Lehmann e sugli sviluppi delle note inchieste condotte dalla procura di Avellino e da quella di Venezia. "Conosco Ferrari da molti anni – ripercorre in chiusura Iorio – ed eravamo molto vicini a trovare un accordo. Poi l’affare è saltato: io non potevo acquisire le quote di maggioranza, cosa che invece Lehmann poteva garantire. Sulla gestione Ferrari posso dire che è stato bravo nelle varie annate a costruire le squadre senza ’tirare fuori una lira’ e basandosi prevalentemente sui contributi delle valorizzazioni dei giovani".