ROBERTO BORGIONI
Politica

Ballottaggio Perugia, scontro finale apertissimo: lotta serrata all’ultimo voto consumando le scarpe nei quartieri

Clima frizzante in città: a scaldare il motore il centrosinistra anche l’orgoglio di ottenere la rivincita. Il centrodestra punta a tenere le posizioni e rivendica i risultati concreti di dieci anni di governo

Vittoria Ferdinandi e Margherita Scoccia (Foto Crocchioni)

Perugia, 16 giugno 2024 – Mai duello fu più duello. Quello tra Margherita Scoccia e Vittoria Ferdinandi per diventare la prima sindaca di Perugia è più di un ballottaggio: è il faccia a faccia di programmi e idee, lo scontro frontale, la sfida ’una contro una’ senza intermediari e apparentamenti. Perché nel capoluogo umbro, già dal primo turno, la partita si gioca solo tra centrosinistra e centrodestra. Non c’è spazio per vie di mezzo o protagonisti alternativi: nella tornata dell’8 e del 9 giugno gli altri tre candidati a sindaco (la new entry Baiocco, il comunista d’antan Caponi e il redivivo Monni) non hanno messo insieme nemmeno il 3 per cento dei voti. Quindi: o Ferdinandi o Scoccia, o di qua o di là. Ed è questo che sta scaldando la città come mai accaduto, almeno nelle ultime sfide per conquistare Palazzo dei Priori. I perugini l’hanno avvertito sin dal primo momento: il tutto esaurito è stato la regola per presentazioni e comizi delle due candidate, dai saloni del ’Capitini’ all’auditorium di San Francesco al Prato fino al Barton Park e a piazza IV Novembre. E per il ballottaggio, Scoccia e Ferdinandi ripartono dai quartieri. Da ieri è cominciato il tour che porterà le due giovani contendenti in giro per Perugia, a incontrare i residenti, ad ascoltare e promettere.

La situazione pre-spareggio è di quasi parità. Vittoria Ferdinandi, sostenuta dal campo largo del centrosinistra, va al ballottaggio con una dote di 40.922 voti (49.01%). Margherita Scoccia, dal centrodestra, risponde con 40.324 preferenze, pari al 48,29%. C’è uno scarto di 598 segni nell’urna, un’inezia. Lo scontro finale è aperto, apertissimo. Anche per questo le due candidate hanno fatto ripartire il viaggio in città. Ci sono spazi da conquistare: schede bianche e nulle, al primo turno, hanno superato quota duemila e quello è il primo serbatoio di indecisi e scontenti nel quale pescare. Poi l’astensionismo: al voto per le comunali, l’8 e il 9 giugno, è andato il 65,08% dei perugini, con un calo di 4,5 punti percentuali rispetto all’analoga tornata del 2019. Chi saprà coinvolgere più residenti tra quelli che hanno rifiutato la scheda elettorale al primo turno avrà quasi certamente la vittoria in tasca.

Detto questo , l’aria a Perugia è bella frizzante. Il centrosinistra sente profumo di rivincita dopo dieci anni di dominio del versante opposto. Ferdinandi scalda la piazza quando dice: "Voglio una città dei diritti, del sorriso, della speranza. Voglio una città che torni a crescere senza paura, che vinca stanchezza e odio, che parli di lavoro, identità, umanità e rispetto". Dall’altra parte Scoccia tiene le posizioni e spinge sul lavoro fatto nel decennio di giunta-Romizi: "C’è un’opera da portare avanti, da consolidare. Il futuro non si ferma. Contro la Perugia del no che blocca lo sviluppo con politiche incerte c’è la nostra Perugia del sì, con proposte e idee concrete che migliorano la vita di tutti". Da un fronte all’altro piovono frecciate su estremismi veri o presunti delle candidate, su accordi sottobanco (ma con chi, alla fine?), su promesse elettorali fin troppo mirabolanti. Lunedì 24 si saprà la verità, ma in questo clima da duello, una cosa è certa: per la prima volta nella sua storia, Perugia non avrà "il sindaco", ma "la sindaca".