Firenze, 3 gennaio 2017 - Caro direttore, assistiamo all’ennesima giravolta di Beppe Grillo, quella sull’avviso di garanzia. Per cui, adesso, la sospensione non sarà più automatica ma le sanzioni interne al movimento saranno valutate caso per caso nei confronti di chi finisce sotto inchiesta. Una retromarcia totale. Sabino Detratti
Caro Detratti, quella sulla giustizia non è la prima retromarcia di Grillo, e non credo che sarà l’ultima. Una cosa è parlare, magari a forza di slogan, un’altra governare. Tra l’altro mi pare che l’uscita di Grillo abbia tutta l’aria di essere una sorta di «mettere le mani avanti», come si dice, in vista di un possibile (a questo punto credo probabile) avviso di garanzia per Virginia Raggi. Una furbata. Una di quella tipiche della vecchia politica che i grillini cercano di superare. L’uscita di Grillo è comunque una auto-sconfessione su tutta la linea di uno dei cardini della narrativa grillina, quella dell’onestà a tutti i costi basata non tanto su sentenze ma sui semplici avvisi di garanzia. Una mossa suicida della politica, una di quelle che avevano consegnato la politica ai pubblici ministeri. Contro il cui eccesso di potere, non mi stanco di dirlo, occorrerebbe istituire di nuovo l’immunità parlamentare.