Roma, 12 febbraio 2021 - L'Anfaci, Associazione nazionale dei funzionari dell'amministrazione civile dell'Interno ha organizzato per oggi 12 febbraio un webinar sul suo canale YouTube dal titolo "Per una uguaglianza sostanziale. Dialogo a sessant'anni dalla sentenza n. 33 della Corte Costituzionale". Una riflessione a più voci sul delicato percorso della piena parificazione delle donne e degli uomini anche in relazione all'attività lavorativa, a sessant'anni dalla storica sentenza n. 33 del 13 maggio 1960 che abolì le discriminazioni di genere nelle carriere pubbliche.
Alla tavola rotonda virtuale - introdotta da Laura Lega, segretario generale dell'Anfaci - hanno partecipato donne che hanno raggiunto i vertici dell'amministrazione pubblica: Marta Cartabia, presidente emerito della Corte Costituzionale (e appena nominata a capo del dicastero della Giustizia), Margherita Cassano, presidente aggiunto della Corte di Cassazione, Antonella Polimeni, rettrice dell'Università La Sapienza di Roma, Anna Maria D'Ascenzo, già prefetto della Repubblica, e Rosanna Oliva de Conciliis, presidente dell'Associazione Rete per la Parità.
Ha mpderato l'incontro Agnese Pini, direttrice de La Nazione. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese (confermata nel governo Draghi) ha curato le conclusioni dell'incontro. La sentenza della Consulta da cui sono scaturite successive conquiste sul piano del riconoscimento giuridico per le donne italiane fu emanata in seguito al ricorso di Rosa Oliva, ragazza napoletana appena laureata in Scienze Politiche, che in quanto donna si era vista rifiutare l' ammissione al concorso per diventare prefetto.
Rosa volle ricorrere contro il ministero dell' Interno. L' avvocato che patrocinò il suo ricorso fu Costantino Mortati, uno dei padri del diritto costituzionale italiano e suo professore universitario.
La Corte, composta fra gli altri da Aldo Sandulli, Gaetano Azzariti, Giovanni Cassandro, e Giuseppe Branca dichiarò l'illegittimità della norma contenuta nell' articolo 7 della Legge 17 luglio 1919, che impediva l' accesso delle donne alle principali carriere e uffici pubblici, in riferimento all' articolo 51, primo comma, della Costituzione.