EMANUELE BALDI e FRANCESCO INGARDIA
Politica

Elezioni regionali Toscana, si apre il tavolo. Ribaltone su Giani? “Difficile ma c’è chi ci prova”

Con la sentenza sul no al terzo mandato De Luca, la Toscana entra in partita. Qualche schleiniano chiede discontinuità. Sia Fossi che Furfaro restii all’idea

Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito democratico, insieme al governatore della Toscana, Eugenio Giani

Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito democratico, insieme al governatore della Toscana, Eugenio Giani

Firenze, 11 aprile 2025 – La data sul calendario segnata in rosso era il 9 aprile, poche ore fa. Fino ad allora il Nazareno aveva praticamente vietato di parlare di candidature. E adesso ci si rimbocca le maniche, almeno per un mese per mettere a terra alleanze e nomi. A cominciare ovviamente dalla Campania che di fatto sottrarrà gran parte delle energie al costruendo patto Schlein-Conte-Fratoianni e che potrebbe far salire le quotazioni dell’ex presidente della Camera 5Stelle Roberto Fico.

L’obiettivo è quello di replicare il campo largo stile Emilia (con un bonacciniano) e Umbria (con una indipendente) ovunque, Toscana compresa. Sulla carta ci si lavora da tempo, sul campo un po’ meno. Ma se si tenta di strappare le Marche a FdI con il riformista Matteo Ricci e di tenersi la Puglia con il collega Antonio Decaro (in Veneto poco conta chi correrà per il centrosinistra, tanto è dato per perso) la segretaria rischia di non imporre nessun alfiere anche nelle regioni considerate blindate.

A meno che non si concretizzi quel tentativo di ribaltone, magari in una roccaforte rossa per tradizione politica data già quasi per vinta come la Toscana, in una fase storica in cui secondo i sondaggi il Pd in coalizione riesce a staccare di quasi 20 punti il destra-centro per adesso guidato dal meloniano Alessandro Tomasi. Ecco che l’occasione ghiotta da capitalizzare per gli schleiniani è la terra del Granducato. A maggior ragione fintanto che il centrodestra resta così litigarello. Certo che sarebbe sanguinoso per il Pd cambiare un governatore al primo giro di giostra che viaggia con un indice di gradimento pari al 72% (Emg Different per Toscana Tv di pochi giorni fa).

Ma al contempo, rinnovare l’inquilino di Palazzo Strozzi Sacrati consentirebbe a Schlein sia di addomesticare Avs e soprattutto i 5Stelle che invocano altro che “discontinuità” pur di “facilitare il percorso condiviso unitario”, stando alle parole del capogruppo alla Camera dei contiani Riccardo Ricciardi. Sia di spendere uno dei suoi fedelissimi a Montecitorio tra il pistoiese Marco Furfaro e il segretario regionale Emiliano Fossi. Entrambi, però, descritti come restii all’idea. Anche per l’exit strategy escogitata nel caso di promozione di Fossi: lo scambio con Giani mediante il collegio uninominale che porta dritto in Parlamento.

Come eventualmente convincere un uomo di territorio come Giani, è tutto un altro paio di maniche, auguri. Inoltre, qualche concessione alla gamba sinistra della coalizione e a Italia Viva andrà fatta, un po’ per il (ri)posizionamento del padre-padrone del partito Matteo Renzi (“noi stiamo lavorando con Giani, se il Pd lo vuole cambiare ce lo dirà, al momento non mi risulta”, parole di fine marzo durante la presentazione del libro l’Influencer), un po’ perché coabitano da 5 anni in giunta coi dem.

Mai come in questi ultimi giorni che hanno accompagnato il dopo De Luca, e nelle ore successive, i telefoni di schleiniani e riformisti squillano all’impazzata. “Giani? Ma se i Cinquestelle ci chiedono discontinuità, no a Renzi e no al governatore uscente... su qualcosa bisognerà pur accontentarli...”. Ribatte un parlamentare di area riformista: “Il dibattito c’è da settimane ma alla fine tutto resterà come è. Il Nazareno è concentrato sulla Campania e sconfessare Giani scatenerebbe la terza guerra mondiale anche perché lui non è il tipo da mollare e con una sua lista minimo va in Consiglio”.

“Per me non è molto plausibile – rivela un deputato – qualcuno in Toscana ci prova ma mi sembra complicato con il consenso che ha Giani e con la partita delicata che dobbiamo gestire tutti insieme in Campania”. Gli fa eco un collega: “Sembra difficile che si possa proporre di sostituire un presidente dopo il primo mandato: suonerebbe come una autoammissione di fallimento e un regalo agli avversari della destra”. Un riformista si spinge oltre: “A me sembra che Fossi stia lavorando sinceramente su Giani”. A richiesta il Nazareno non parla ma ufficiosamente smentisce. Anche perché aggiunge qualche vecchio politico della Prima Repubblica: “Ma veramente si pensa di sacrificare il territorio per logiche di poltrone a Roma?”.

Lui, Giani, tace. Meglio rifarsi all’adagio dantesco: “Non ti curar di loro ma guarda e passa“.