Firenze, 18 novembre 2023 – È arrivata la fumata bianca e il centrodestra ha fatto quadrato attorno al nome che circola da mesi, il numero uno degli Uffizi, Eike Schmidt. Una conferma a mezza bocca che arriva a poche ore dall’affondo contro il sindaco Dario Nardella sui vigilantes privati. Roba da campagna elettorale anzitempo.
A meno di sorprese o ripensamenti dell’ultimo minuto, sarà lui, ribattezzato da qualche intellettuale di destra, il ’papa straniero’, il candidato sindaco delle destre per la corsa a Palazzo Vecchio.
Niente di ufficiale ma sul nome del direttore del più importante museo italiano c’è stato il via libera anche da parte di Forza Italia e dalla Lega. Quest’ultima non aveva un nome suo da proporre ma è parecchio interessata al destino della città del Giglio, anche perché Firenze è la seconda casa del vicepremier Matteo Salvini.
L’imprimatur però è farina del sacco di Giovanni Donzelli, il colonnello di Giorgia Meloni in terra toscana. Non ha mai confermato la candidatura ma sul direttore si è espresso in maniera più che lusinghiera: "Non è schiavo di alcun partito, è un uomo libero che ha portato risultati da direttore. I visitatori prima della pandemia erano 1,9 milioni e ora sono 2,5 milioni".
E Schmidt, 55 anni, tedesco della Foresta Nera, è un nome che già piaceva parecchio anche al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
E la guida del museo? Il bando per il rinnovo dei dieci musei di prima fascia è ancora in corso e ce ne vorrà per tutto dicembre visto che gli orali sono scadenzati e gli attuali direttori prorogati già fino a fine anno.
Schmidt in particolare aveva già fatto domanda per Capodimonte ma è fin troppo ovvio, che con la sua probabile discesa in politica l’operazione napoletana subirebbe uno stop. Il sì comunque arriverà non prima di gennaio.
C’è un dettaglio, che dettaglio non è: solo il 28 novembre infatti Schmidt riceverà la cittadinanza italiana, chiesta già prima della pandemia. Requisito fondamentale per potersi candidare. "Se c’è da dare la cittadinanza a Schmidt, soprattutto se è per metterlo in condizioni di candidarsi in modo legittimo, lo faccio molto volentieri, figurarsi se gli nego la mia firma", la battuta di Dario Nardella.
Che aggiunge: "Speriamo che prima di annunciarlo e decidere se sciogliere la riserva, lasci l’incarico di funzionario pubblico alla direzione degli Uffizi".
Quindi, a conti fatti, il sì non arriverà prima di gennaio. E di lì la lunga maratona elettorale che però, anche senza nomi certi sul tavolo, è di fatto già partita a destra e a sinistra. Probabile infatti che il direttore debba affrontare la nardelliana Sara Funaro (Pd) che gli ultimi sondaggi, realizzati direttamente dal partitone nazionale, darebbero per vincente anche se non è ancora scesa in campo formalmente.
Ma la polemica destra-sinistra è appena agli albori e la singolar tenzone Dario-Eike è stata incendiata anche dai partiti. "Definire gli Uffizi come un comitato elettorale è vergognoso", rincara il senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, componente della Commissione Cultura a Palazzo Madama intervenendo sul botta e risposta Nardella-Schmidt. Gli fa eco l’onorevole Federico Gianassi (Pd): "Marcheschi è un disco rotto. Ogni giorno attacca il sindaco, eppure è un parlamentare di maggioranza che sostiene il governo: dovrebbe impiegare meglio il suo tempo".