Firenze, 29 maggio 2020 - Tutto rimandato. Sul giorno delle elezioni regionali (con quelle comunali e il referendum) ancora non c'è accordo. Tanto meno certezza. Il voto sul decreto elezioni è stato rinviato all'8 giugno, prima bisogna discutere quello della scuola del futuro prossimo. Si era parlato di un election day il 20 settembre come data probabile mentre alcuni governatori in lizza puntavano ancora a un voto 'anticipato' a luglio. Ma c'è ancora molta confusione tra i partiti e dentro gli schieramenti tra gli attendisti e chi vuole una campagna elettorale mordi e fuggi. Dalla data dipende non solo la sfida per i nuovi presidenti delle Regioni (Toscana in testa) ma anche alcuni aspetti della vita sociale ed economica: quando riaprirà la scuola e quanto si potrà prolungare la stagione estiva. Non bruscolini.
Il decreto approdato nell'aula della Camera prevede una finestra per svolgere le amministrative e il referendum tra il 15 settembre e il 15 dicembre, con il governo che ha già anticipato che la data ipotizzata è il 20 e 21 settembre per il primo turno e il referendum, e il 4 e 5 ottobre per il ballottaggio. In tutti gli interventi FI, Fdi e Lega hanno chiesto uno slittamento del primo turno di almeno una settimana perché la data del 20 farebbe impattare la campagna elettorale con la stagione turistica.
Ma la scelta della data in cui le Regioni andranno a votare "compete alle Regioni stesse" chiarisce alla Camera il costituzionalista e deputato pisano del Pd, Stefano Ceccanti, intervenendo in discussione generale sul decreto Elezioni.
"Il governo giallorosso, con il decreto legge approvato dalla commissione Affari costituzionali alla Camera, spinge per l'election day il 20 e 21 settembre, con eventuale ballottaggio da svolgersi domenica 4 ottobre. Una scelta sbagliata che, accorpando il voto per le regionali, le comunali e il referendum per il taglio dei parlamentari, rischia di assumere i contorni di una decisione politica e di parte. Due le grandi problematiche che una soluzione di questo tipo potrebbe causare. Il settore turismo verrebbe ulteriormente danneggiato, con una stagione che quest'anno, con l'emergenza Coronavirus, inizierà inevitabilmente dopo e che terminerà a settembre inoltrato. Allo stesso tempo interrompere immediatamente il nuovo anno scolastico 2020/21, dopo mesi di lockdown, sarebbe una cosa grave per i nostri ragazzi, con la conseguente ricaduta negativa per le famiglie italiane, e per la didattica. Forza Italia ha chiesto di far svolgere le elezioni il 4 e 5 ottobre. Un'ipotesi di buon senso che darebbe fiato a tante attività economiche in ovvia difficoltà' e farebbe ripartire in modo adeguato le nostre scuole. La maggioranza ascolti la nostra proposta e cambi idea" dice Maria Spena, deputata di Forza Italia.
''I governatori di cinque regioni che avrebbero dovuto essere rinnovate a maggio hanno chiesto in una lettera un intervento del Quirinale per permettere, senza perdere tempo, un corretto svolgimento della campagna elettorale e delle operazioni di voto ai seggi in totale sicurezza sanitaria e il prima possibile'' dicono i deputati di Cambiamo per Toti, Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte e il pratese Giorgio Silli. ''Secondo il Comitato tecnico scientifico nei mesi autunnali potrebbe esserci il rischio di un ritorno del coronavirus. A sorprendere semmai è che ci sia ancora qualcuno che preferisce temporeggiare con qualche scusa magari fino a ottobre o rimandare il voto per risolvere in questa maniera i problemi interni al proprio partito per non contarsi mai'', concludono.
Gli uomini di Toti fanno riferimento molto probabilmente a Forza Italia. E si racconta che in Commissione c'è stato caos totale per oltre sei ore senza arrivare a niente. L'unica certezza al momento è che ci vorrà un po' meno di firme per presentare le liste: «Nello svolgimento delle elezioni delle regioni a statuto ordinario del 2020, il numero minimo delle sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e delle candidature è ridotto a un terzo»: lo prevede un emendamento di Italia Viva approvato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera. E stavolta la raccolta di firme potrebbe essere anche on line.
La ministra Fabiana Dadone su Facebook, annuncia: «La raccolta firme per la presentazione di una lista alle elezioni è un grande momento di democrazia che richiede, però, la presenza fisica non solo dei candidati e dei firmatari, ma anche di un autenticatore. Una situazione che può facilmente sfociare in un assembramento potenzialmente pericoloso per la salute. Da qui l'idea di affiancare, alla tradizionale raccolta firme, una procedura analoga online con identificazione tramite Spid o Cie (Carta d'identità elettronica) su un portale governativo. In questo modo, si limiterebbe anche il carico di lavoro per gli uffici elettorali».
In Toscana il candidato del centrosinistra Eugenio Giani è "pronto per qualsiasi data" mentre il centrodestra è ancora alla prese con la nomina del candidato unico. Il Pd sperava in un primo turno a fine settembre ma gradiva anche il 4 ottobre, San Francesco.