Siena, 11 febbraio 2021 - Quando il gioco si fa duro o, come diceva Henry de Saint-Simon, quando "la società europea ha bisogno di essere riorganizzata", bisogna lasciare il governo ai ’savants’, ai competenti. Oggi, come due secoli fa all’epoca di Saint-Simon i competenti sono i tecnici. E il ritornello dei governi tecnici tra Prima e Seconda Repubblica è un ottonario con quattro nomi: Ciampi-Dini-Monti-Draghi. Lamberto Dini, il secondo bisillabo dell’ottonario tecnico, è quindi la persona giusta per indicare le prospettive e le priorità del nascente governo Draghi. "Siamo fortunati ad avere lui come presidente del consiglio - è l’incipit di Dini - grazie alla sua credibilità e autorevolezza, ha convinto l’Europa e il mondo, ha fatto tornare la fiducia dei mercati nell’Italia. Lasciamolo fare se vogliamo riprendere la strada della crescita". L’Italia aveva così drammaticamente bisogno di Draghi? "La classe politica di governo degli ultimi anni è stata molto scadente, in termini di esperienza e competenza. I risultati sono stati estremamente inconcludenti. Se Conte avesse avuto un minimo di indipendenza rispetto ai 5Stelle, avrebbe accolto le critiche e le questioni di merito sugli errori del Governo sollevate da Renzi e altri. Invece si è dimostrato succube del Movimento e ora è in cerca di un lavoro". Non è stato bravo a ottenere i 209 miliardi del Recovery Fund? "I 209 miliardi non sono merito del presidente del consiglio uscente. L’Italia era il Paese dell’Unione che aveva più bisogno di aiuti. E’ interesse di tutta l’Europa che l’Italia ricominci a crescere, un Paese ridotto in mutande sarebbe stato un danno gravissimo per l’Unione. Ecco perché siamo i maggiori beneficiari". Che tipo di governo sarà quello di Draghi? "Il governo Draghi non sarà solo tecnico, non avrà alla guida un parlamentare, ma sarà composto da tecnici e anche da politici. Il mio era un governo di non parlamentari, ma con un perimetro politico ben definito. Oggi il presidente Mattarella ha incaricato Draghi di formare un esecutivo senza nessuna formula politica. Un governo così non ha un perimetro per sua natura". Ha in mente nomi di ministri? "Non faccio nomi, sono affare del presidente incaricato. E anche del Capo dello Stato, che ha il potere di bloccare eventuali ministri poco graditi. Con me non è accaduto, con altri presidenti del consiglio sì". Si parla molto di Luigi Signorini, fiorentino, vicedirettore di Bankitalia... "Signorini ha tutti i requisiti per ricoprire un ruolo istituzionale. In Banca d’Italia aveva rapporti con l’Europa e con la Bce molto intensi, quindi l’intesa con il presidente Draghi è più che forte. E’ una persona impeccabile, ho avuto modo di vederlo anche a Firenze, visto che vive a Bagno a Ripoli da tanti anni. Non sottovaluterei nemmeno il direttore generale di Bankitalia Daniele Franco. Molti lo vedono sottosegretario a Palazzo Chigi". Quali saranno le priorità? "Il Recovery Plan è da riscrivere, come ha detto anche la Banca d’Italia. Il ministro Gualtieri ha assecondato una bozza di piano infarcita di bonus e incentivi, che la Ue avrebbe bocciato. Bisogna fare le grandi riforme della pubblica amministrazione, della giustizia, della scuola. Assieme a progetti infrastrutturali per riportare l’economia sulla strada della crescita. Le riforme portano benefici nel medio periodo, i progetti generano subito benefici". Quali opere ha in mente? "Penso a corsie preferenziali per superare i nodi degli appalti sulle grandi opere. Il modello che dobbiamo seguire è quello del nuovo ponte Morandi".
PoliticaDini: "Draghi premier, fortuna per tutti". E lancia il fiorentino Signorini come ministro